L’Aquila, quella città “Terra di Germania” ma degna di laude.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Partiamo da una citazione:”Tutti quelli che con lopere loro hando trovate cose utili a lhomo, sondo stati degni di laude. Et maxime quelli che con la intentione loro hando supplito dove la natura ha mancato. Et perche la industriosa Arte Magnifica della Lana è introdutta non solo ad utilità del lhomo, ma etiam ad ornamento di quello. Per questo stata degna de laude”. E allora, l’uomo, dunque, ha supplito, ha forse rimediato, ha sopperito in questo “Paese assai montuoso et aspro, d’inverno così horrido – come lo descrive, tra l’altro, nel 1576,D’Anania nella sua “Cosmologia “- per la tanta neve e ghiacci, come fosse regione di Germania” -: brano eloquente, tetro messaggio da consegnare ai viaggiatori sulla Via degli Abruzzi, sintesi ideale per comprendere i luoghi aspri “dell’Appennino di Mezzo”, dove “lhomo” ne è stato il “monumento”, per eccellenza, senza lamento o sdegno; dove “lhomo”, si è battuto contro una natura ostile, difficile e se avversa, rimediava con la benedizione degli eremiti, che dalla corona delle montagne tutelavano la citta di Aquila(ma non sempre…); al limite della sopravvivenza “lhomo”, ha provato a diventare egli stesso riformatore di un’idea che si è aperta un varco ed è diventata forma, pietra su pietra e infine leggendaria città di confine, L’Aquila, da cui dobbiamo sempre ripartire… E’ così? Questa eredità singolare, il nostro DNA “de lhomo degno di laude” bisogna trovarla nei documenti in pergamena denominati ” Statuti della Magnifica Arte della lana”, il codice miniato del 1544,scritto in gotica minuscola, dalle tante miniature e dalla prima carta rappresentativa che apre la lettura della trattazione del codice: la Madonna e il Bambino, San Giovanni, San Pietro e San Giorgio, in definitiva, i protettori dei quattro quarti della Città di Aquila con le miniature floreali, lo stemma della citta di Aquila, il simbolo dell’Agnus Dei tenuto e sorretto da due angeli, il tutto che incornicia il testo di presentazione dell’opera, dove le parole diventano pietre, pesanti, poiché queste montagne stupende e ingrate – sembra dirci il manoscritto – che la natura ha mancato di negarci facilità di produzioni e scambi; ma poi le stesse parole sfumano laconiche in un orgoglioso passato, infine diventano impegno fondante a continuare la sfida, la sfida di tutti, ripartendo anche da un documento unico, simbolo della lotta e della speranza, il codice miniato, appunto, degli Statuti Magnifica Arte della lana, “dell’operosità e dello splendore delle genti di Aquila”. Conservato nell’Archivio di Stato del capoluogo, è il testamento spirituale e messaggio per la città e il suo “Contado” a non arrendersi, esserci, partecipare, non andare via, continuare la lotta, tra queste montagne: un messaggio attuale, metafora della solitudine per la città come appare oggi sotto gli occhi di tutti. Il codice membranaceo, di 59 carte nei Capitoli, costituito da pergamene con inchiostri policromatici, graffiate, striate, bucate e incise, consunte dal tempo e dai successivi incerti restauri: vissuto, in una parola, ha attraversato il tempo, immateriale ma attenzione, ci appartiene come elemento fondativo della nostra, a volte, inconsapevole formazione, anche nel nuovo tempo di facebook. Aprendo gli Statuti, nelle pergamene delle decorazioni miniate, rivelano un’icona, certamente la più importante miniatura, particolare, che vorrebbe rappresentare una “S” in capolettera, iniziale del testo degli Statuti, formata da due cornucopie tardo rinascimentale da cui escono fiori, animali, frutta, piante, grano, fontane, mascheroni apotropaici; formano nell’allegoria una corona protettiva, e avvolgono un trono anch’esso rinascimentale, su cui siede il protettore dell’Arte della lana con la tiara, il pastorale nella mano sinistra e con la destra alzata in atto di benedire: San Pietro Celestino con gli occhi azzurri e dal volto assorto e contratto, ” lhomo ” delle scelte e del rigore, della fermezza contro ” il pascolo dei faccendieri, maneggioni, affaristi, questuanti e barattieri d’ogni risma”, immutati nel corso dei secoli sì, questi, ma che vivono ancora oggi intorno a noi…

Le immagini.

Il Gran Sasso d’Italia: “Regione di Germania”, stampe della città dell’Aquila, aeree città dell’Aquila, il codice miniato e i particolari degli Statuti “Magnifica Arte della lana”.