L’architettura militare scaligera. Sirmione sul Garda.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il castello scaligero di Sirmione, costruito con l’intento di serrare il punto più stretto della penisola, sembra emergere dal lago di Garda. Passaggio obbligato e varco per i viaggiatori e mercanti da superare per entrare nel borgo e nell’estremo lembo della stessa penisola. A pianta trapezoidale su due campi divergenti che tagliano l’istmo, il castello crea una sorta di sigillo tra la campagna e il lago. Il mastio, la “torre maestra”, il cortile centrale e gli archi rampanti, le cortine murarie, i camminamenti di ronda, l’edificio dormitorio delle truppe, le torri angolari, la linea della merlatura, la seconda cinta difensiva anch’essa munita di torri, la darsena (unica nel suo genere in un lago), il ponte levatoio e il cassero costituiscono gli elementi architettonici difensivi del castello. Dal 1259 al 1387 governano i feudatari Della Scala. Dal 1387 Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, fino al 1404. Dal 1405 Sirmione si diede alla Repubblica di Venezia fino al 1797, poi i Francesi, gli Asburgo e, nel 1861, il Regno d’Italia.

Dante e i versi dedicati. “Suso in Italia bella giace un varco appié dell’alpe che serra la magna” (Inf. XX, 61 -62).

Giusuè Carducci. “Volgiti, Lalage, e adora. Un grande severo s’affaccia a la torre scaligera / Suso in Italia bella, sorridendo ai mormori / e guarda l’acqua, la terra e l’aere” (Odi Barbare).

Nell’estremo lembo della penisola, le”Grotte di Catullo”, una villa romana edificata tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C. a Sirmione, e forse appartenuta allo stesso Catullo. Per dimensioni è la più estesa del nord Italia.