Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Le grotte del versante Occidentale e meridionale del Gran Sasso d’Italia intorno ai 1600 metri di quota. Armate nell’accesso con pietre a secco sui lati e nell’architrave con enormi massi, venivano poi scavate le rocce calcaree sedimentate, si apriva inizialmente un tunnel e si alzavano le volte della cavità procedendo in profondità per ricavare lo spazio che si allargava e accoglieva il ricovero degli armenti. Si procedeva anche realizzando anse per gli agnelli appena nati e rimessa attrezzi della pastorizia. Protezione per gli attacchi dei lupi, tutela dalle tempeste improvvise in estate e stazionamento notturno per gli stessi pastori, le grotte costituiscono nel loro spazio un’ economia-diffusa dei prodotti ovini del Gran Sasso d’Italia, e un modello di architettura spaziale e stanziale dei pastori nella transumanza verticale dai borghi. A ridosso delle colline dei piani ellittici, le cavità avevano anche il ruolo di poter consentire ai pastori il controllo del paesaggio nel fondovalle.


























































