Le parole della montagna. La fiaba del borgo perduto.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Somigliava ad una cresta di un dinosauro, a guardare dalla valle il suo profilo che si stagliava tra le nubi e i vapori, un fossile rimasto forse lì da milioni di anni, ma quando qualcuno decise di costruire, molto tempo prima, un villaggio sopra quel crinale calcareo, forse per sfidare la montagna, non sapeva che qualcosa stava accadendo dentro quella montagna inquieta, dal lungo letargo, proprio così chiamata dagli antenati, forse un monito di un tremendo destino. E a nulla servirono il castello fortificato e le quattro torri ancorate alla roccia, poste a protezione e sigillo degli uomini contro la fatalità che avanzava, lentamente sì, avanzava. Ma poi, questa, si fece avanti, spigionò la sua ineluttabilità e, in una notte di tempesta di neve accadde, il fato prese forma… Prima un sibilo dalle viscere della terra e poi un fragore assordante risalì in superfice e si trasformò in parole: la montagna parlò agli uomini, per tutta la notte, fino all’alba, quando…

(Incipit di un racconto).