Le parole che diventano gocce.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

“E’ una goccia, ma il mare non è fatto forse di gocce…”. Selvaggia e imprevedibile, è una delle tante, coniate, definizioni, dello Zambia, repubblica presidenziale, ex colonia britannica indipendente dal 1964, ” la vera Africa” con una popolazione stimata intorno ai 9.770.100 (censimento luglio 2001), 9 medici su 100.000 abitanti in una miscela di lotta quotidiana per la sopravvivenza come per gli animali erbivori della savana, e di ignote speranze per il futuro: tasso di sieropositività che raggiunge il 20%, tra i più alti del mondo, che convive, quasi si avvinghia con la bellezza indicibile dei luoghi, inenarrabile per noi europei: i parchi nazionali, ma non solo, le cascate Vittoria, una delle sette meraviglie del pianeta. La speranza di vita delle popolazioni è di 46 anni, l’analfabetismo raggiunge il 21% tra malattie croniche e gli ospizi dei malati dell’AIDS, le scuole agricole, le community schools, il volontariato internazionale, i bambini orfani delle guerre etniche, le scuole agricole dei giovani Chikuni, e il fortissimo ruolo della Chiesa cattolica del Nunzio Apostolico aquilano Mons. Orlando Antonini che ha fatto di quella regione del sud dell’Africa, e dei suoi bambini del nulla, una sorta di “prova generale del valore dell’umanità” soprattutto a favore dei piccoli rimasti soli per la malattia o la morte dei genitori: sono spesso derubati dei loro averi, subiscono abusi a causa della loro vulnerabilità; un’umanità tra culti animisti e islamici, e le lingue locali: ci benga, ci tonga, ci nyanja che si intrecciano lungo la pista di sabbia, soffice, rossa, che entra dalla Tanzania e attraversa il Paese da nord, taglia i villaggi, e come in uno schermo di quark, improvvisamente, in una natura incontaminata, dove passa tutta la fauna africana, giunge infine a Livingstone, antica capitale coloniale del paese, nell’estremo sud, dove troviamo infine la goccia, che viene da lontano, da molto lontano. ” Un mulino per lo Zambia” è il titolo del progetto realizzato dal circolo didattico ” A. De Gasperi” dell’ L’Aquila, nell’ambito di una sperimentazione che nella scuola vuol far vivere, in prima persona, ai bambini che frequentano nei plessi le varie classi: un’esperienza di volontariato, reale, che permette di seguire tutte le fasi che compie la “goccia” in migliaia di chilometri, fino alla sua azione di solidarietà, la sua destinazione finale. Così è andata. Tutto è iniziato dal livello geografico e sociale, alle problematiche del Terzo mondo; poi le insegnanti hanno permesso di realizzare gli elaborati per evidenziare la sensibilizzazione e la comprensione da parte dei bambini del progetto. Infine la mostra mercato degli elaborati e la raccolta dei fondi destinati all’acquisto del mulino elettrico per la macinazione del mais, che qualcuno laggiù ha fotografato in un’istantanea e inviato alla scuola, guardato con meraviglia da alcune persone del luogo ritratte appunto intorno a quella macchina per la frantumazione. ” Noi – hanno scritto i docenti della “De Gasperi” – operiamo su un terreno privilegiato, la scuola, dove certe idee devono configurarsi e strutturarsi. Nella scuola le nuove generazioni devono rendersi sempre più consapevoli che non è sufficiente sopperire alle emergenze sociali; è necessario, invece, aiutare gli altri a far da sé, perché possano affermare la dignità della persona…”.

 

Le fotografie di Vincenzo Battista del viaggio in Africa.

I due viaggi in Africa.

Il primo dei due “viaggi” ma molto di più, che ho fatto, dal Kenya in Tanzania, è il racconto lungo le piste di terra rossa e i villaggi avvolti dal bush, fino ai grandi altopiani e il cratere di conservazione di Ngorongoro  nell’area naturale protetta della Tanzania che si estende nella zona della caldera di Ngorongoro, situata nella pianura di Serengeti ( lì hanno girato il film “La mia Africa”), a nord-ovest della città di Aruscha e ad est del parco del Serengeti, con il quale costituisce un territorio ininterrotto. Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: si calcola che sia abitato da oltre 25000 animali di grossa taglia. Enormi branchi di zebre e gnu, ma nel cratere abita la gran parte delle specie tipiche della savana: elefanti, leoni (un centinaio, questa è la popolazione a maggiore densità di tutta l’Africa), bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, ghepardi, nonché alcune piuttosto rare come i rinoceronti neri, ultimi superstiti di una specie che nel resto della Tanzania è sull’orlo dell’estinzione, e i leopardi, che vivono sugli alberi della foresta pluviale che ricopre i pendii del cratere. Le locali tribù masai hanno il diritto di pascolo e vivono nei villaggi sparsi dell’area con il loro bestiame. L’intera area della è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Dalla Tanzania, una pista di collegamento entra nello Zambia, attraversa il Paese fino a Livingstone. La luce, gli odori e gli incontri infine, dentro il viaggio, che ho provato a raccontare anche con le immagini, ma forse, per l’immensità emotiva di un certo tipo di Africa, ho solo sfiorato…