L’epopea della pastorizia.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

“Settembre andiamo. E’ tempo di emigrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde  come i pascoli dei monti…” è  la prima strofa di cinque endecasillabi, della poesia ” I Pastori ” di Gabriele D’Annunzio. Poesia che evoca il ricordo, la nostalgia, la memoria dei pastori costretti a lasciare la propria terra nel mese di settembre lungo i tratturi della transumanza in una visione, nei versi di D’Annunzio, quasi musicale, armonica, incantata. Ma non  stata solo questa la storia della transumanza, fenomeno invece molto più complesso: dalle calles o viae pubblicae, i tratturi dei romani alle leggi di Federico I D’Aragona della “Regia Dogana”; dagli Statuta Civitatis Aquile dell’Arte della lana alle Inchieste agrarie della fine dell’Ottocento e infine alla complessa macchina organizzativa dei pastori transumanti e il loro mondo nascosto, fatto di piccoli segni, storie personali e per questo poco conosciute: una lettura particolare, marginale, nata “sul campo”, ci svela, con la fotografia, alcuni tratti distintivi di quella che fu una grande epopea delle genti nomadi appenniniche che iniziava in estate dai pascoli stanziali dell’Appennino per concludersi con la transumanza, che ancora continua, con modalita diverse, ” verso il mare” e le terre di Puglia.