L’estesa foresta della provincia dell’Aquila.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La grande foresta di Patrignone, nell’Alto Aterno poggia, partendo dal suo culmine altimetrico, per poi scendere a macchia su un’estensione di centinaia di ettari tra le regioni Lazio e Abruzzo. Complesso e difficile da attraversare con livelli di criticità per l’orientamento (se si lascia la breve sentieristica), l’intero bosco è senza più punti di riferimento, domicilio di numerosi branchi di cinghiali sempre più numerosi che si dimostrano pericolosamente aggressivi in presenza dei propri cuccioli, sconfinato e avvolgente che non mette a riparo in relazione al sottobosco, all’estensione fitta degli alberi e i continui cambiamenti di quota tra valloni, incisioni strette, cavità naturali, rocce e insenature del terreno scivoloso di arenaria che raccoglie le acque e le incanala in un habitat naturale inestricabile per i camminamenti. Entrare nel bosco significa farsi largo con gli utensili per il taglio dei rami e fronde. Patrignone è un esempio di bio-diversità tra le faggete secolari, cerrete, castagneti, sorgenti e polle d’acqua appunto, zone umide diffuse, in una quota tra i 900 e i 1300 metri nei territori comunali di Cittareale (RI) e di Montereale (AQ). La foresta prende il nome dall’antico feudo di Patrignone e poi dal borgo scomparso a seguito dell’incastellamento nell’Alto medioevo. Un accesso al bosco è a Colle Verrico, passaggio naturale e corridoio faunistico dei lupi. La fauna presente nel bosco: tassi, volpi, istrice, cervi e i numerosi uccelli tra cui l’Aquila. Colle Verrico, inoltre, oltre che sito storico precedente gli insediamenti Alto medievali nell’area del bosco di Patrignone, valico e passaggio accidentato nella Conca Aquilana dal Lazio, fu ricovero dei briganti nell’Italia preunitaria. Il borgo di Colle Verrico che è stato costruito con pietra arenaria lavorata agilmente per sue caratteristiche, propone oggi e certifica una qualità alimentare nei cibi e nella gastronomia che non ha mutato le antiche lavorazioni artigianali della cultura locale nelle paste, il pane di granì locali, nelle carni, patate, formaggi e latticini, legumi, cereali prodotti dei campi aperti tra la boscaglia, oltre l’allevamento delle api e il miele in un’area integra. Infine gli orti con la varietà biologica di stagione e le confetture di frutti di bosco largamente presenti.