L’immaginario del Gran Sasso d’Italia.  I luoghi e le terre.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Nel Decamerone, per Calandrino, gli Abruzzi sono lontani più di “millanta ” miglia e al di là si trova il paese di Bengodi. La geografia fantastica del Decamerone, e la geografia reale dell’Abruzzo attraversato, sono state nel tempo oggetto di studio e riflessione fin dalle epoche medioevali che descrivono celebri santuari, fiere, famosi itinerari monastici, vite di santi tra ambienti estremi e paesaggi rivelati della montagna. Un “palinsesto” territoriale, in fondo, dal quale scaturisce un movimento di uomini e cose (dai commerci dei popoli italici alla transumanza romana) che attraversa l’Abruzzo interno, cerniera tra due versanti, punto nodale di viaggi, esplorazioni, commerci sottoposti al controllo nei passi e nei punti critici da parte dei poteri locali. Attraverso i taccuini, le impressioni di viaggio; attraverso la lente della tradizione popolare e l’antropologia storica si evidenziano lo spessore culturale dei luoghi. Tra i tanti viaggiatori, una donna, Estella Canziani e i suoi appunti di viaggio: una sorta di osservatorio privilegiato tra la memoria storica e il presente, i mutamenti ambientali e le generazioni di uomini, che annota la scrittrice, nella quotidianità, fuori dalle convenzioni,  e ci consegna un paesaggio dello spazio e del tempo che diventa una esperienza in sé: il viaggio come valore antropologico. “Era un porticato sotto le case – scrive di Santo Stefano di Sessanio nel suo libro pubblicato nel 1928 – con tetre entrate che dalle stalle portavano agli edifici. C’erano aperture attraverso le quali gli abitanti potevano strisciare per vedere quali fossero le intenzioni del nemico e poi correre a ripararsi; ed era lì che l’intero villaggio si riuniva a chiacchierare, a filare, occasionalmente a dar da mangiare a capre e galline”, per ricordare i tratti delle genti del Gran Sasso, fuoriusciti nella narrazione dalle contrade dell’Abruzzo interno.