Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

“Aspetta e vedrai”, mi dice. Intorno a noi, un paesaggio, apparentemente deserto tra vallette e prati, doline e incisioni che solcano i contrafforti e i picchi rocciosi di una montagna che si modella e lentamente cambia colore alle prime luci dell’alba. E sullo sfondo, un punto certo, la sagoma di Vena Stellante, così chiamata, avvolta dalla foschia, oltre la valle del Puzzillo, solcata da una pista che l’attraversa per poi scomparire improvvisamente davanti agli antichi insediamenti pastorali. “Aspetta e vedrai” continua a ripetermi l’allevatore, mentre da un sacco tira fuori il sale che tiene poi tra le mani e lo alza, come qualcosa di magico, un richiamo, che muove un istinto irrefrenabile, tanto da attirare un suono tonfo, iniziale, in lontananza, che lentamente cresce, sempre più incalzante e forte: ci viene incontro; un rombo, alla fine trascinato dal vento, adesso netto, di decine e decine di zoccoli che battono il suolo, al galoppo. Da un rilievo sbucano i cavalli, ci circondano e si bloccano a pochi metri da noi e da qual sale magico che ha riunito la grande mandria. Solo lo stallone “nervoso e anche geloso” dirà l’allevatore, è rimasto fuori dal cerchio; si agita, ma poi si unirà al banchetto… in questa “prova”, in questo fuori programma, mentre ci lasciamo alle spalle questa sorta di sciamano della montagna e il suo rito che unisce il controllo dalla mandria, alla conta e l’alimentazione degli animali che vivono e nascono alla stato brado, con poche regole. Proseguiamo alla volta del rifugio intitolato al tenete Vincenzo Sebastiani, medaglia d’argento al valor militare, caduto nella prima guerra mondiale. Fu inaugurato nel 1922, alla presenza del principe di Piemonte e costruito sulla cimata del Colletto di Pezza, a 2100 metri: guarda i piani sottostanti, la “contrada Pezza” (1484 metri), che nella notte del 18 giugno 1863, in piena epoca del brigantaggio, scrive Filippo Murri, fu attraversata da una scorreria di briganti armati di fucili, pistole e baionette. Rubarono in uno stazzo “29 pezze di formaggio del peso di dieci o dodici libre e del prezzo di non meno di tre lire l’una” come fu annotato nel verbale dei carabinieri insieme a “dieci manti di lana bianca del prezzo di dodici lire ciascuna”, mezzo quintale di sale e sette muli “che si accolsero davanti”. Non contenti lasciarono al massaro un “biglietto del ricatto” per il proprietario della mandria: volevano seicento ducati, oppure al ritorno avrebbero ucciso pecore e pastori. Andiamo avanti lungo il sentiero, sopra i circhi glaciali di Vena Stellante ( 2210 metri) e il Costone che abbiamo raggiunto, segnato sulla carta delle escursioni del Gruppo Velino – Sirente, con il numero “1”, fino a scoprire Murolungo (2184 metri) e la Grotta dell’oro, rifugio dei briganti e deposito, secondo la tradizione popolare, di preziosi cimeli strappati ai “nobili ricchi possidenti” del Cicolano. Su quella alta parete, uno scalatore, raccontava una donna di Cartore, 94 anni, suo padre fu aggredito da un’Aquila, che forse aveva costruito lì il suo nido per la cova. Beltrame, nella “Domenica del Corriere”, disegnò e ricostruì la scena dell’Aquila che si avventava sull’uomo ma veniva allontanata da una slavina, mettendo in salvo l’escursionista ed esaltando il mito della montagna, i codici di un paesaggio chiuso in sé.
Le fotografie. Aeree.
Le creste del Sirente, il Velino e i ghiacciai delle “Tre sorelle”, i cavalli attratti dal sale e al pascolo nei “Prati del Sirente “, immagini d’epoca e stampa sui briganti, la copertina della “Domenica del Corriere”.

16684238_156809454824285_589023778698975121_n[1]

16681614_156809698157594_7465132537778736373_n[1]

16640619_156809971490900_6347900110551117152_n[1]

16708303_156810204824210_4113651636048574738_n[1]

16602858_156810544824176_2505080109544524023_n[1]

16729037_156810984824132_6556512125271497874_n[1]

16684377_156811971490700_6404613199155291783_n[1]

16681884_156812631490634_5784628462073909411_n[1]

16603108_156813118157252_1563880918720878276_n[1]