Testo di Vincenzo Battista.

L’oggetto liturgico delle campagne, trasfigurato, riadattato e quindi modificato. Con le formule augurali, mentre ardeva, la primavera si rivelava. Presagio, speranza, accadimenti è l’oggetto – fantoccio di canne, stracci e grandi occhi, non più muto, ma partecipe, dialogante con la comunità mentre ardeva e tutti prestavano attenzione alle fiamme, allo spostamento del fuoco che sembrava danzare, si muoveva, invocata certezze… Abbondanza, carestia, flagelli delle campagne e prosperità dei racconti si concentravano nelle fiamme, alte e contagiose, che illuminavano la notte e i volti degli uomini e delle donne che scrutavano il proprio destino appunto su quelle fiamme evocatrici. Ma poi qualcuno raccoglieva le ceneri del falò e del fantoccio in un panno, le conservava come una reliquia nella cassapanca della cucina contadina insieme ai poveri oggetti e indumenti del corredo familiare.