Lungo la via dei briganti. Castrovalva e i suoi miti.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

In pochi chilometri quadrati si dispiega un paesaggio che una fertile letteratura di esplorazione, dal XVII al XIX, ne ha consentito la conoscenza, il “riordino”, la “traduzione”. ” Alla scoperta dell’Abruzzo montano”, scrivevano i colti viandanti davanti al “passaggio”, al varco della valle del Sagittario e di quell’intricato “mito dell’isolamento dell’uomo e della natura” e ai suoi “inespugnabili centri e le meraviglie della natura”: narrazioni di viaggi, frammenti di diari che vanno da Torcia a Estella Canziani; da De Nino a D’Annunzio. Descrivono la natura, l’arte, l’archeologia, i culti sopravvissuti in parte fino ai giorni nostri e infine il mito della terra e dei briganti. Dalle sorgenti del Cavuto, una nicchia ambientale sotto Anversa degli Abruzzi, tra ruscelli, corsi d’acqua e canali che scorrono ovunque, iniziamo a risalire la valle. Davanti a noi, Colle San Michele, assomiglia alla cresta di un dinosauro che si allunga nella sua massima quota fino ad accogliere il villaggio di Castrovalva, edificato a strapiombo nei suoi due versanti con le case e un’architettura spinti nel suo insieme al massimo dell’ equilibrio, sul crinale, ” a ridosso di una roccia a picco, un paesino – scriveva Edward Lear nel 1843 – Castro di Valva sembra affacciarsi sospeso e vacillante”. Superiamo il villaggio salendo l’aspro pendio delle “Salere”  sovrastante il borgo, dove gi si scorge Anversa degli Abruzzi e sullo sfondo la valle di Cocullo, dopo che Antonio Genovese dell’Archivio di Stato di Sulmona ci ha mostrato i documenti di A. L. Antinori datati 1771 su ” Castro di Valve Terra d’Abruzzo citra giˆ di 61 fuochi nel 1595″ rispetto alle 30 persone che l“ vivono d’inverno, e una descrizione di Antonio De Nino relativa ad una statuetta di bronzo ed una testina fittile votiva, rinvenuta nella contrada San Sio, murata nella porta di una stalla di Camillo Nanni. Saliamo ancora, passiamo accanto agli antichi insediamenti pastorali di capanne a tholos, attraversiamo la montagna delle “Salere” fino alla quota pi alta dove si scorge la valle di Scanno, “Il Sagittario” del centro di Villalago, le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, L’Argatone, Le Terratte, Monte Godi, terre di brigantaggio nella seconda metˆ dell’Ottocento, di ribellione, che sconvolsero queste contrade e dove il mito della terra si afferm˜ come unico elemento di forte identitˆ contro la sopraffazione della nobiltà e della borghesia agraria. “… riparai dal muro della capanna stessa –  scritto nel rapporto del brigadiere Chiaffredo Bergia sulla cattura del brigante Croce Di Tola, del 31 luglio 1871 – incominciammo il fuoco ma quivi i nostri colpi innocui ai briganti, perch questi stavano riparati dietro grossi macigni. Per cui deliberai di dargli l’assalto onde sloggiarli da quella forte posizione. Difatti mi staccai dalla capanna dando ordine al Carabiniere di seguirmi, fatti pochi passi da questa, una grandine di palle venne piombarmi attorno…”. Cronache, storia e tradizione orale sui briganti divenute patrimonio mitico leggendario di questa terra e simboli di una esistenza aspra, si rincorrono ancora nell’immaginario collettivo tra queste montagne della valle del Sagittario.