Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Si è concessa persino l’allattamento di un vitello, indisturbata; ha continuato così, ignorandoci, con intorno la mandria di mucche, ma su un nevaio, una macchia di neve che ha resistito allo scioglimento, diventata un abbeveratoio naturale: ha spinto su una mandria da Val Maone alla ricerca dell’acqua e delle migliori erbe d’altura, fino ai pascoli sommitali di Campo Pericoli del Gran Sasso d’Italia. Poi la mandria ha “trovato l’acqua”, ed è diventata stanziale. La superficie di neve, profonda anche qualche metro, una rarità che non si vedeva da anni, resterà così, a disposizione anche della fauna selvatica, fino all’autunno inoltrato, alle prime nevicate, che ricopriranno l’intera area. L’approvvigionamento idrico per la mandria  è assicurato. Lo spettacolo, raro, che ci ha fatto deviare dal sentiero del “Brecciaio”, e guardare la “natura” che si riorganizza con questi speciali abbeveratoi che vengono “brucati” dagli animali, su ci si stendono, si riposano, sotto la vetta di Corno Grande e poi, ancora, in un altro nevaio, sommitale, sotto il massiccio appunto e la sella, poi un sentiero che porta a Campo Imperatore.

 

Con le nevicate tardo primaverili, le fosse e le doline del Gran Sasso si riempiono di neve, che si compatta,in quelle quote altimetriche: serbatoi idrici per le mandrie transumanti che risalgono la Val Maone, il Chiarino, e Monte San Franco.

 

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