Testo e fotografia Vincenzo Battista.

L’edificio storico di Palazzo Venezia fu costruito tra il 1455 e il 1467. Commissionato dal cardinale Pietro Bembo che nell’elezione del Conclave divenne papa con il nome di Paolo II. La sala del Mappamondo (Il nome si deve a un planisfero al centro della parete occidentale che oggi è andato perduto), voluto espressamente da Paolo II e commissionato al cartografo veneziano Girolamo Bellavista. Il salone fu affrescato invece da Andrea Mantegna con modelli architettonici rinascimentali e medaglioni con i Dottori della Chiesa. Nel 1929, Mussolini scelse la sala per ricevere ospiti e delegazioni con la sua scrivania davanti al camino finemente lavorato con allegorie di festoni e volute architettoniche in pietra riferito agli anni ’30 del Novecento. L’edificio quindi fu concepito per ospitare il suo governo, mentre l’appartamento privato era situato al piano superiore di Palazzo Venezia. Il mosaico pavimentale in bianco e nero (opus alexandrinum), ordinato da Mussolini a Pietro d’Archiardi, si ispirava alle terme di Nettuno a Ostia Antica di epoca adrianea. Dal balcone della sala del Mappamondo Mussolini il 10 giugno del 1940, pronunciò la dichiarazione di guerra contro la Francia e Regno Unito, l’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. In un salone attiguo alla Sala del Mappamondo, il locale ampio chiamato sala del Pappagallo (per il papa Paolo II un simbolo raro il volatile eletto a emblema della bellezza estetica), sede del Gran Consiglio del Fascismo che lì si riunì a partire del 23.3.1935. Un grande tavolo a U con Mussolini centrale e intorno i 28 convocati e scelti dallo stesso capo dell’esecutivo. Fondato del 1922 era l’organo supremo del regime. Nel pomeriggio del 1943, accolse l’ultima riunione che decretò la caduta del Duce.