Oggi il 22. 2. 2022. La sostanza dei numeri. Il numero due.

Testo di Vincenzo Battista.

“Ho preso due!”, mi dirà più tardi nel corridoio del liceo dell’Aquila. Proviamo a pensare. I numeri non sono nulla se sganciati dalla “sostanza”, e lo capiremo. Allora la citazione esatta è: “Ho preso due in filosofia”. E Platone (Atene 428 – 348 a. C.), dialogando sui numeri e il loro significato (noi in questo caso abbiamo davanti il due), afferma che questi debbano legarsi alle cose materiali, quotidiane, alla vita di tutti i giorni che può essere anche numerata, ad un ente a sé stante (un soggetto per esempio), per avere ragione dei numeri – codice poiché non rimangano sterili.

La numerazione algebrica è una concezione metafisica e resta tale se non è congiunta con tutto quello che vediamo, osserviamo, tocchiamo per diventare, infine, sostanza con le parole: due case, due alberi, due montagne per esempio.

I numeri sono pura astrazione se dialogano solo tra loro e se non sono riconducibili ad assetti materiali, condivisi collettivamente dove lì, nella mente, come detto, “le cose dei numeri” diventano e producono forme visive, oggi film durata, istantanee fotografiche, web codici di accesso, disegni numerati, graffiti catalogati da uno a…, segni materici con codici alfanumerici, ecc., in definitiva il mondo della comunicazione conquistata nel nostro pensiero modernista – trend scenico. Si potrà consolare lo studente? Non glielo chiederemo… Il numero due, misterioso nella sua dualità attrattiva, che non s’incontrerà mai come il Nord e il Sud, è simbolo del Mistero della Creazione da una divinità primordiale che genera l’altro sé, la materia resa forma nell’origine del Creato: caldo e freddo, alto e basso, bene e male, maschio e femmina, quindi i loro opposti, appunto, la divisione, la separazione e la dualità finale, appunto. Il mondo è separato in due nel suo principio spirituale e materiale infine: il bianco e nero. Il numero due, contiguo, incarna gli opposti: giorno e notte, terra e cielo, giusto e sbagliato contrasto, quest’ultimo, essenziale delle scelte, polarità mai riconciliata… Il numero due quindi si è diviso (pensiamo allo “Scrimone” di Corno Grande, il dualismo geologico che si alza dalla terra, si eleva e si separa per il passaggio in direzione della vetta), da un’unità iniziale, è pertanto la sapiente separazione, è la coppia degli opposti, è la doppiezza delle cose ma, resta, un’unica “meditazione” non negoziabile che ci accomuna, almeno quella non scissa e intoccabile questa, universale.

L’opera d’arte. Il Surrealismo incarna lo spirito della separazione e la fusione del naturale e sovrannaturale.

René Magritte e il numero due del dualismo. “Gli amanti”, dimensioni: 54×73 cm. Anno 1828, tecnica: olio su tela. Un quadro in cui gli amanti sono vicini, ma divisi da un velo che li rende ciechi. Una sorta di muro che allontana, un simbolo iconografico forte della tentazione (Paolo e Francesca in Dante e nella pittura di Previati, per esempio), malgrado la vicinanza.