Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Sì, sono stati imbarcati, stipati, fluttuano nel mare che spesso ricopre “la storia e le storie minori” degli uomini, non hanno un rotta certa, ma sono stati salvati, quei racconti, a Onna. Rivivono dall’oblio, perché ora nessuno più potrà dimenticare i passaggi fondamentali di una piccola comunità, il suo archivio personale della memoria che finalmente si apre, si spalanca, come l’Arca giunta su un lembo di terra, per ricostruire i documenti di una narrazione collettiva, il paesaggio e le sue cose, che in qualche misura, forse, in alcuni dei suoi tratti, finisce anche per appartenerci. ” Il conte Zuppelli, storie di un paese”, un instant book del giornalista Giustino Parisse che giro tra le mani, lo apro dopo tanti anni, sfoglio le pagine sui racconti della frazione di Onna, nell’immediata periferia est dell’Aquila, terra “sterile per sua natura” scriveva Emidio Mariani nel 1807, ma che libera, invece, una ricostruzione di episodi narrati tra ricerca archivistica (i Fondi criminali della Corte di Assise dell’Aquila dal 1861 al 1907 conservati presso l’Archivio di Stato dell’Aquila) e tradizione orale, nei luoghi e nei tempi della fine dell’Ottocento del piccolo borgo rurale dove la vita degli uomini, l’economia e persino la natura, aspra e improduttiva, appartenevano a pochi “eletti”. “Fonti criminali”, “Don Paolo Occhionero”, “Briganti”, ” Il furto di mele”, “La fiasca di vino”, ” Ubriachi di notte”, “Morte al pascolo”, “Matrimonio negato”, ” Il fratricidio”, “Chiesa e fede” e infine ” Il conte Zuppelli”, che costituisce, quest’ultimo capitolo, la storia più emblematica del potere assoluto e del suo declino. Sono quindi i titoli dei capitoli del libro, i “racconti”, ma anche gli squarci per leggere una “storia altra”, i passanti della memoria collettiva per comprenderne le sorprendenti rilevazioni strette e chiuse dentro il perimetro antropico spesso invalicabile delle storie personali, aperte per una riflessione sulle identità locali, i patrimoni della narrazione appunto, che concorrono a ricostruire il tessuto sociale di quotidianità, eventi, tanto importanti per le culture locali da entrare, anche se recentemente nel nostro Paese, nella galassia dei Beni culturali da riscoprire e tutelare; vivono a fianco della Storia ufficiale, sono definite le “micro storie” che svelano una dimensione sociale inimmaginabile. ” Il conte Zuppelli – una sorta di un Don Rodrigo a Onna, negli ultimi anni della sua vita, solo e caduto in disgrazia, tanto che aspettava fuori dal forno comunale, quando tutti cuocevano il pane per avere quei bastoncini di pasta ammassata che si mettevano sulla porticina di ferro: chiudeva la bocca del forno. Le contadine dell’epoca, infatti, mettevano un po’ di pasta sui bordi della porticina per evitare che il calore si disperdesse”: era quella la pasta destinata ai poveri, ai diseredati che il conte contendeva… “… Riproponetevi con Brecht questa domanda – ha scritto nel mio libro “ La terra dello zafferano. Tradizione popolare e coltivazione dello zafferano nell’altopiano di Navelli. Anno 1991, secondo volume della trilogia Uomo – Ambiente.”, in una delle sue ultime apparizioni nell’aquilano Alfonso Maria Di Nola – Chi ha fatto le piramidi? Non le hanno fatte i faraoni, ma milioni di schiavi che sono morti per costruirle. Chi ha aperto l’Istmo di Corinto? E chi ha costruito il Colosseo? La storia vera, è la storia delle grandi folle di umili. E sono questi gli uomini che hanno costruito il tempo, e sono questi gli uomini che noi dobbiamo salutare come quelli che ci fanno esistere… Queste parole, spesso semplici di narrati orali, sono parole pesanti come pietre…”. A Onna sono rimaste, anche dopo il sisma del 2009 che ha raso al suolo l’insediamento urbano e umano. Le parole restano, diventano narrati, sono lì, dobbiamo ancora trovarle…

Le immagini fotografiche del villaggio di Onna, realizzate nel 2004, costituiscono il documento, l’archivio della memoria: storia e storie delle ragioni di un insediamento nell’immediata periferia dell’Aquila.

 

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