Testo di Vincenzo Battista.

“ Il destino storico e sociale degli abruzzesi – scriveva Ignazio Silone, forse guardando il massiccio del Velino – è stato proprio largamente determinato dalle montagne”, che così ci appare, misteriosamente avvolto il totem trivettale che sovrasta il Fucino, misterioso avvolto com’è il blocco calcareo, quasi tutto l’anno, nelle sue tre cime, da vapori e nebbie che, spalancata la finestra della sua casa posta sulle antiche mura di “Rosculo”, mi fa vedere Vincenzo Pascazzi, insieme ad una scatola di fotografie. “ E’ il mio destino di ottantacinquenne” dice, di cui settanta passati su e giù nella Valle del Teve, il “solco glaciale” per eccellenza di un antico ghiacciaio, forse la nicchia ambientale più importante degli Appennini, tanto da essere “ off limits” per alcuni mesi l’anno per permettere la nidificazione dell’Aquila reale e di altre specie. Ma non per lui. Siamo saliti a trovarlo, a Roscioso, frazione di Magliano dei Marsi. Pascazzi, un’autorità da queste parti, mi mostra i palchi di un giovane cervo che li ha rinnovati: sembrano fossili, e trovarli è una rarità che spetta solo a chi batte costantemente il paesaggio impervio del Velino. L’altra, autorità, religiosa, e don Vincenzo Angeloni, anziano parroco. Con la Pro – loco e le confraternite organizza, fino alla badia di Santa Maria in Valle Porclaneta, una processione penitenziale  di circa tre chilometri che sembra uscita dal romanzo storico “ Il nome delle Rosa”, di Umberto Eco. “ Il Velino: la montagna scabrosa – mi dice – senz’acqua, senza sorgenti”. A capo di Teve l’acqua si raccoglieva dalle rocce, pochi litri, per approvvigionare l’accampamento pastorale. “ Si mettevano le cottorelle sotto le gocce – continua – che scendevano dalle rave ( torrioni in pietra): gli  acquari; forse dieci litri d’acqua che dovevano bastare per tutti i pastori. Oppure ti bevevi la mattina presto le fruscie dei faggi quando la stagione estiva seccava gli acquari, perché il Velino non è una montagna per signori…”. Dall’anfiteatro naturale di Teve ( m. 1542), già dalle prime ore, i pastori partivano a turno, superavano i rilievi di Malepasso ( m. 1910) e poi giù fino al lago della Duchessa ( m. 1788), per prender l’acqua con i secchi e tornare poi, dopo diverse ore, negli stazzi d’altura e passare le “ Eccelse rupe et balze”, così scriveva Costantino Felici nel 1573 a proposito del Vultore ed il Grifone, specie estinta e reintrodotta nel 1993, una colonia che volteggia sopra le nostre teste nei rilievi di Cimata di Macchia Triste, perché anche loro aspettano il turno…, ma nella piramide alimentare, dopo i lupi e i corvi, “ quando diventeranno un’unica macchia nera – dice Pascazzi – mangeranno sopra la carcassa del cavallo e resteranno solo gli stinchi e le costole”, in questo paesaggio chiuso, arcaico, stipato in una costola del Velino  e descritto dalle mappe cartografiche storiche, ideogrammatiche, messaggi subliminali che provano ad avvicinare gli uomini alla grande montagna, “ dalle pareti a picco e dei pendii verdeggianti e boscosi”, scrivevano gli escursioni del Cai di Torino nel 1898, che quest’anno, per la prima volta, Pascazzi lascerà alle Aquile.

 

E. Lear. Veduta di Magliano dei Marsi, anno 1843, matita e pastello su carta

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E. Lear. Veduta di Celano e del lago del Fucino, anno 1843, matita e pastello su carta

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E. Lear. Veduta di Celano, il castello e le paludi del lago del Fucino, anno 1843, matita e pastello su carta

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E. Lear. Veduta di Massa d’Albe, anno 1843, matita e pastello su carta

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Mappe cartografiche dell’Archvio di Stato dell’Aquila e sezione di Avezzano

 

Mappa di un dettaglio paesaggistico del comune di Aielli. Metà Ottocento ca.

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Particolare dei centri ripuari del lago del Fucino con il Regio Tratturo. Anno 1865

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Le Gole di Celano in una fotografia di E. Abbate. Anno 1898 ca.

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Una cencia del Velino. Abbate e Martinori del Cai di Roma, anno 1891

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Antonio Rizzi Zannoni, anno 1808. Magliano e Albe nella rappresentazione cartografica

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Rappresentazione cartografica del Fucino. Fine Settecento ca.

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Carta topografica della Marsica. Fine Ottocento ca.

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Particolare di una “Pianta e veduta dello Stato di Celano ne’ Marsi. 3 febbraio 1720”

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Collarmele e Cerchio in una pianta ideogrammatica con il Sirente. Metà Ottocento ca.

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Il versante opposto del Sirente con Gagliano e Castelvecchio Subequo. Metà Ottocento ca.

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La montagna della Duchessa. Metà Ottocento ca.

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L’imbocco della valle Majellama del Velino. Fotografia del 1891

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