Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Gli amori senza tempo di Paolo e Francesca, il Canto V della Divina Commedia, Dante e la sua compassione e vicinanza a una persona sofferente che mette a nudo tutta la sua umanità nel breve e intenso dialogo con il sommo poeta che, profondamente colpito, perderà i sensi. Sviene e si umanizza… Dante nell’Inferno con una umanità inaspettata, scenica, rompe tutti i significanti del Dolce Stil Nuovo, ma all’Inferno… Il forte impatto emotivo cresce ascoltando Francesca, la “pietas” e la forte empatia, la connotazione psicologica in quel “Cerchio dei Lussuriosi”, come se non ne fosse cosciente, lo defila, vorrebbe scaraventarlo lontano quel luogo, poiché in una perifrasi definisce che “la raggion sottomettano il talento”, e così davanti a lui “viaggiano” i due amanti avvolti da una coltre (leggerezza) del loro adulterio. Il vecchio Giangiotto Malatesta (Verucchio, 1245 circa – Pesaro, 1304, è stato un politico e condottiero italiano), è il mandante ed esecutore del duplice assassinio: la moglie Francesca e Paolo, suo fratello. I loro desideri irrefrenabili, la lettura di un libro interprete e narrante di un’altra coppia di adulteri, Lancillotto e Ginevra. Nel Girone V dell’Inferno Dante contraddice il contesto nefasto su cui poggia i piedi, e lì, assume una posizione incomprensibile quando utilizza espressioni come “nobiltà d’animo”, thopos letterario del Dolce Stil Nuovo, riferita a Francesca, che non sono certo per L’Inferno, parole distillate che assumono valore di pentimento, ma ormai è tardi. Nella profonda ammirazione che nutre per Francesca, costei deve essere di un ordine superiore – così la interpreta Dante – scaraventata con Paolo nelle sofferenze eterne. Il sommo poeta cede la sua lucidità semantica a una attrazione psicologica, fenomenologica, torna la “pietas”, Dante nel V canto è un uomo debole, viscerale. Nel castello di Gradara nell’ala detta “Castellare”, la camera di Francesca è attigua al mastio del XIII secolo. Nonostante gli interventi strutturali operati negli anni ’20 del Novecento, l’ultimo proprietario della fortezza ha tentato di mantenere gli ambienti di ricevimento, le sale, e camere da letto ispirandosi a Eleonora Duse che recitò il ruolo di Francesca. La camera dove si sarebbe consumato il duplice delitto, oggi, presenta con i sedili, il leggio, il letto con il catafalco, il camino, la botola al centro della stanza, il Trittico con la Madonna e il Bambino fra i santi Agostino e Sebastiano (Secondo Quattrocento), la grande finestra che si affaccia sulla pianura. La storia leggendaria dell’irruzione di Giangiotto nella camera di Francesca. Paolo cerca di fuggire attraverso la botola del pavimento, ma viene fermato nel suo mantello da un chiodo e resta immobile, Francesca si frappone a lui e al marito nel tentativo di salvare Paolo, Giangiotto con la lunga lama finisce i due amanti. L’Inferno e il contrappasso infine, soffrire al contrario, principio che colpisce i rei con una pena antitetica alla loro azione.