Fotografia di Vincenzo Battista.
(Brano tratto da un articolo sulla valle del Sagittario). Il prof. Vincenzo Battista, giornalista, scrittore, autore di numerose pubblicazioni, conosce molto bene la valle del Sagittario. Nel 1999 preparò una mostra digitale documentaria dal titolo “Il Paesaggio dei miti”, con un lavoro di ricerca in tutti i paesi della valle del Sagittario culminato in una mostra digitale, per arrivare a definire e a leggere l’area geografica come unità culturale, per un unico percorso antropologico. Il mito – come l’ha inteso l’autore – è patrimonio di una terra, ne costituisce l’essenza e il substrato, ne afferma i caratteri, ne riconosce le prerogative, ne raccoglie e sintetizza le eredità. Essendo memoria universalmente accertata, recupera il passato e ne proietta il senso nel futuro. Esso è comune nel paesaggio, nel suo riprodursi sia nella cultura colta sia nella tradizione orale delle classi subalterne. Il mito in definitiva è la radice di una cultura nella quale gli uomini e le comunità di un territorio si identificavano e si riconoscono. Vanno, però, ricollegati tra di loro. E questo egregiamente lo ha fatto Vincenzo Battista.
Invernale, passaggio e ascesa sul Monte Rotondo, nel territorio di Scanno
Aerea. Il borgo di Scanno e il bacino del lago omonimo
Aerea. Scanno e la valle che risale a passo Godi
La pesca nel lago di Scanno in una fotografia di fine Ottocento
Pagine tratte da libri della seconda metà dell’Ottocento
Disegno allegorico sulla riva del lago di Scanno, metà Ottocento
Il borgo di Scanno e i costumi della tradizione. Immagine d’epoca
Il lavoro femminile a Scanno
Stampa d’epoca, fine Settecento circa, del costume di Scanno
La donna di Scanno con il costume di lavoro e della festa
Il costume di Scanno e di Introdacqua
Frattura, frazione del comune di Scanno. Il sisma del 1915 ha distrutto il borgo originario. Il paese è stato delocalizzato
La trebbiatura in un’aia di Frattura. Fotografia di inizio Novecento .
Il sisma del 1915 e la distruzione del paese
La valle del Sagittario e Frattura nuovo, sulla destra, ricostruito dopo il sisma del 1915; dietro monte Genzana
Mappa cartografica di fine Ottocento del territorio di Cocullo
La valle di Cocullo e l’imbocco, sulla destra, della valle del Sagittario
Aerea. Immagini aeree di Cocullo, borgo fortificato da una cinta muraria di case – mura
Aerea. L’impianto urbanistico di Cocullo, compatto, a forma di testuggine
Aerea.La valle di Cocullo con al centro il paese
San Domenico e la sua iconografia con il serpente
Fotografia di Francesco Paolo Michetti per “l’ambientazione” del dipinto ” Le Serpi”
Immagine devozionale di San Domenico e la sua mula
Nel territorio di Cocullo, il luogo protetto da un cordolo di pietre a secco, indica il sito prodigioso dove s’inginocchiò, secondo la tradizione popolare, la mula di San Domenico Abate nel lungo pellegrinaggio che condusse il taumaturgo
Le impronte prodigiose lasciate sulla pietra dalla mula
Il territorio di Cocullo. Il perimetro di pietre a secco alzate, in un lungo muro difensivo, indica il luogo di ricovero delle mandrie degli animali all’interno di una dolina. Sullo sfondo il massiccio del Sirente
Il paesaggio dei crinali, nel comune di Cocullo, precipita nell’area della valle del Sagittario
Il massiccio della Maiella dai crinali montuosi del territorio di Cocullo
Il massiccio del Sirente dalle creste del paesaggio del comune di Cocullo. Uno stazzo fortificato, sito storico, si appoggia alla falesia di rocce carsiche per proteggere il gregge. Sullo sfondo il massiccio del Sirente
Il monte Sirente, sullo sfondo, e i prati montani che declinano anche nell’imbocco della valle Subequana
La chiesa di Santa Maria delle Grazie a Cocullo, protegge il mito religioso di San Domenico Abate. L’impianto originale della facciata è del XIII secolo
Il portale rettangolare della facciata
La lavorazione del prezioso portale in legno con motivi allegorici e ornamentali