Pinacoteca Nazionale, Bologna. Giotto, davanti l’opera d’arte.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Madonna col Bambino in Trono e i santi Pietro, Gabriele, Michele e Paolo; in alto Padre Eterno; in basso San Giovanni Battista, la Madonna, Cristo in Pietà, San Giovanni Evangelista, Santa Maria Addolorata.

Giotto e la sua bottega. Polittico, 1267 – 1317. Una rarità, poiché afferma un valore autobiografico certo: una delle tre opere firmate da Giotto conosciute, osservabile, in lettere dorate, con la tecnica della stessa in foglie d’oro appunto sul gradino del trono. La pittura del Trecento e Giotto unico protagonista indiscusso. I particolari resi naturali, la stesura del colore, gli occhi stretti ed allungati (un logo inimitabile), gli ornati delle vesti, le luci chiaroscurali, il tutto tondo ricercato nei volti: l’opera d’arte è per il Papa, onorarlo e renderlo autorità indiscussa. I santi a corollario, li conosciamo perché sono tracciati con i nomi sotto le loro figure. La Vergine. Forte nella corporatura, altezzosa e lieve al contempo, seduta in trono e proprio lì Giotto cerca la prospettiva che non avrà mai, quella profondità dello spazio che per lui è un dilemma e un enigma nella sua pittura. Il Bambino, il suo naturalismo, un piccolo uomo comune a tutti gli altri, cerca con le braccia il volto di Maria, apre la manina e reclama attenzione, gli occhi sorridenti, è felice, sfiora il mento della madre, si aggrappa allo scollo dell’abito, scalcia con i piedini. Il Naturalismo, la nuova stagione dirompente di Giotto che lascia definitivamente la cultura bizantina per varcare la nuova frontiera delle arti visive inimitabili.