Pinacoteca Nazionale, Bologna. Raffaello, davanti l’opera d’arte.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Avvicinarsi ad un quadro di Raffaello, tanto da poterlo sfiorare… Estasi di Santa Teresa con i santi Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino, e Maria Maddalena. Anno 1516 ca. Eseguito a Roma e poi “traslato” nella chiesa di San Giovanni in Monte, la cappella della famiglia di Elena Dughioli dall’Olio. Raffaello è nella piena maturità artistica. L’ Estasi di Sante Teresa si materializza in una pittura leggera, soave, limpida e fresca e sempre tale resterà. La santa elegantemente lascia scivolare le canne dell’organo in un gesto imponderabile, quasi disatteso, lo sguardo rivolto in alto cerca la sublimazione anche con un velo di tristezza e incredulità apparente. La gioia eterna simboleggiata appunto dall’organo è lasciata per sempre (amor terreno), mentre volge lo sguardo al coro degli angeli che l’aspettano: l’amore divino certo, non è negoziabile… I santi le sono intorni, quasi la circondano e la proteggono, sembra, coreograficamente, ma ognuno di essi ha lo sguardo e il pensiero rivolto altrove, sono presi da altro. Gli sguardi appunto che non si cercano, distinti e distanti, ancorati al proprio ego, muovono il “telaio” pittorico della santa, sono il focus della pittura in movimento, dinamica, cinetica: una scena teatrale combinata con i protagonisti in una sorta di quinta recitativa melodrammatica. Ma il campo della pittura visiva ai piedi dei protagonisti muove e preconizza uno scenario che vedremo in Caravaggio e oltre: la natura morta nella sua accezione, così dipinta, ad insaputa di Raffaello. Oggetti, simboli, (strumenti musicali), forme e metafore della vita in terra che si lascia, poi in quell’azzurro del fondo molto, molto raffaellesco è sempre presente che forse ci concede qualche speranza…