Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il museo della memoria della strage di Ustica a Bologna. Il linguaggio dell’arte s’incarica, nell’istallazione permanete museale, di offrire voce e ricordo a un drammatico evento che ancora oggi vede impuniti i responsabili da quel lontano 27 giugno 1980. Il Dc 9 dell’Itavia con 81 passeggeri esplode in volo, precipita e tutto viene ingoiato dal mare antistante Ustica, prima che il velivolo atterri all’aeroporto di Palermo. L’installazione permanente dell’artista Christian Boltanski nel Museo per la Memoria di Ustica di Bologna, mostra i resti del DC9 abbattuto in un “viaggio” della memoria, del dolore, dell’incapacità degli uomini di dare risposte sull’accaduto. L’artista Boltanskim allestisce un protocollo dinamico, nell’azione di “ripercorrere” emotivamente i resti dell’aereo e non solo la sua carcassa, girarci intorno nel ballatoio allestito per scrutarlo e ascoltare infine le voci dei passeggeri che provengono da schermi neri (specchi), riflessi collettivi di vite spazzate per sempre. Dal soffitto, al ritmo del respito, pendono come totem e si accendono le lampadine, quasi a indicare i martiri di quella tragedia che sono lì, presenti, pulsano per poi diminuire d’intensità, vicini a noi. Nove grandi cassi depositate intorno al relitto contengono i oggetti recuperati in mare, delle vittime, ma che non vedremo mai, sigillate, ma possiamo immaginare il contenuto. L’allestimento, concettuale, nella forma del tempo, dello smarrimento ma che è sempre presente nel padiglione – così vuole l’artista – segna la parola, la narrazione, gli oggetti d’uso intorno al relitto. Sono i visitatori, in definitiva, a ricomporre il dramma in una visione cinetica di grande impatto emotivo. Una realtà costantemente aperta, non declinata.