Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Si mise addirittura sotto il ponte per ascoltare meglio, giurava che l’acqua del fiume Aterno avesse delle proprietà particolari e un’impronta, una sorta di meditazione sonora che si era manifestata proprio in quel tratto del corso d’acqua. Quell’uomo anziano negli anni se ne stava lì per aspettare che l’acqua le parlasse. Dopo tanto attendere il fiume si fermò nella sua corrente in un sortilegio, tanti mulinelli si formarono e iniziarono, prima sommersi e poi visibili, ad alzarsi e danzare sullo specchio d’acqua, e come d’incanto in una spettacolare magia presero i colori dell’arcobaleno. Un canto lento in una forma melodica, una nenia che proveniva dall’acqua avvolse quella persona anziana che proprio in quel momento…