Il ricordo del pilota Giorgio Zecca. “Il volo dell’ Aquila del Gran Sasso d’Italia”.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Giorgio Zecca, il pioniere del volo a L’Aquila, conosciuto alla fine degli anni ’80, da allora, ininterrottamente, ha “firmato”, pilotando aerei ed elicotteri, tutti i miei libri: un valore aggiunto editoriale, ma soprattutto, per me che scattavo immagini, una lunga esperienza emozionale e un’importante amicizia (per raccontarla per intero non so che cosa basterebbe) che non mi ha mai lasciato, spesso la rivivo, soprattutto adesso, scrivendo questa nota, pensando a Giorgio. Quella sua faccia buona, tranquilla, professionale, quando mi aggrappavo, le prime volte del volo, con le mani al sediolino senza il portellone dell’elicottero, e lui a fianco a me girava la testa, mi sorrideva, mi tranquillizzava e poi via per il Gran Sasso, il Velino, la Majella, il Sirente e poi tanto ancora. Gli dicevo “la nostra Africa” quando, con l’elicottero, si abbassava sul lago di Campotosto quasi a sfiorarlo e le folaghe sbattevano le ali sul pelo dell’acqua e si alzavano, oppure rincorrendo una mandria di cavalli, sui Prati del Sirente, bassi, quasi a vedere le criniere sbattute dal vento: solo lui poteva fare quelle cose. A monte Ocre, con l’elicottero, si affiancò a un’Aquila che non ci degnò di uno sguardo. Una volta alla forra di Beffi scese in overing, una manovra mozzafiato, da manuale, su un fazzoletto di terra: dovevamo vedere un ponte romano e le impronte dei carri lasciate sulla roccia del letto del fiume. Atterrammo, un contadino intento a “ricacciare” le patate si avvicinò e ci disse che l’ultimo aereo basso, in quella zona, era passato nel 1943. Ci diede poi una busta di patate. Sul Gran Sasso atterravamo nello stazzo di “Sterpone”, pendici monte Jenca, con i mastini abruzzesi che ci scambiavano per lupi, tutto questo nel mio ultimo libro. L’ospitalità dell’allevatore Angelo Spagnoli. Giorgio lo fece salire sull’elicottero per ritrovare una mandria dispersa nel Chiarino, poi ci offrì ricotta e forme di pecorino che dentro l’abitacolo, al rientro con l’elicottero, potete immaginare l’odore…Era così Giorgio. E’ la brezza del Fucino, quei voli meravigliosi, su quelle distese di campi colorati, le immagini, ma anche le cassette di verdure date da un suo amico, stipate dentro l’abitacolo: sorrideva, diceva Giorgio “facciamo tutto”, uniamo anche questo. Alle “Pagliare di Fontecchio”, con un metro di neve, scese in paese con l’elicottero per trovare un enorme caldaio in rame: eravamo tanti nella “pagliara”, per il pranzo. Il paesaggio dall’elicottero, la sua curiosità, il suo mondo elettivo, la sua concentrazione soprattutto nella conoscenza di anticipare le rotte, capire i venti, appoggiarsi alla montagna e ricevere il vento caldo, riprendere quota, virare e rilassarsi infine su quegli scenari: che lezioni le tue, che “grande bellezza” Giorgio, ci mancherai: il tuo stile, il tuo sorriso, e tutta quella tranquillità che fa di un pilota un personaggio unico. Sì, mi piace pensarti così, adesso saranno la moglie Cinzia e il figlio Davide a dare passione e continuità “all’Aquila del Gran Sasso”, che porteremo sempre con noi.

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