Da Rocca Calascio alle “Locce” di Barisciano.

Un ritorno, un viaggio, un tempo esistenziale sulle tracce della ricerca e del volume “La civiltà del territorio”, Carsa Edizioni.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista e alcuni scatti di Eligio Righetti.

Appunti di viaggio.

La Rocca di Calascio ha una torre preesistente altomedioevale costruita con una probabile fortificazione romana. Veniva utilizzata come torre di avvistamento ottica per il controllo del territorio. La torre cintata o castellana appunto in funzione difensiva della Valle del Tirino e della Piana di Navelli. Impianto fortificato a mezzo tra torre cintata e rocca con quattro bastionature circolari collegate da muri merlati, accoglieva solo la guarnigione militare e per questo volumetricamente contenuta, ben mimetizzata con la rupe su cui sorge.

L’ordine dei benedettini dei Cistercensi nel XII secolo bonificano e colonizzano il Gran Sasso incrementando l’attività agricola. La chiesa di Santa Maria Carboni nella località le “Locce”( Comune di Barisciano)”, una cappella in definitiva, pertinenza della grangia cistercense di Santa Maria del Monte di Paganica, è presente all’estremità dell’ edificio rurale con grandi lastre di pietre pavimentate. L’impianto è costituito da ricovero degli armenti con due locali sovrapposti per la gestione dell’allevamento e alloggio dei pastori.

Le ”Locce” scavate nel calcare su tre livelli paralleli, quasi a voler indicare un ordine di accesso, controllo e fruizione dell’ambiente fisico da parte di animali e degli uomini. I terreni della località “ Locce” di 112 ettari, alt. 1230 s.l.m., metà prati stabili e metà coltivati a orzo, segale, lenticchie. Le grotte delle “Locce” contenevano circa 200 pecore ognuna. I pastori costituivano le “partite”, mettevano insieme 200 pecore di 10 proprietari e facevano i turni per il pascolo, salivano alle “Locce” nella transumanza verticale verso aprile- maggio, ma dovevano aspettare agosto, dopo la falciatura del fieno per entrare nell’altopiano. L’apertura della grotta è data da un muro a secco a prolungamento della stessa, con copertura con una volta su cui si apre un foro per l’areazione; la lettiera per il pastore è sopraelevata rispetto al pavimento calcareo e posta vicino all’ingresso della grotta. Si notano nicchie derivanti da una progressiva attività di ampliamento della cavità ( anse) per accogliere una maggiore quantità di armenti e dividere gli agnelli dal gregge, far posto agli utensili e conservare il formaggio lavorato subito dopo al mungitura.

 

Inizio primavera, anno 2018