Scortano, vigilano, sono pronti a ricevere gli attacchi…

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il mastino abruzzese, cane da pecora alto al garrese il maschio circa 80 cm., mentre la femmina intorno ai 70 cm. Incollato al gregge nella transumanza verticale protegge i fianchi della mandria in cammino, si sposta continuamente, si posiziona ed osserva, precede e poi segue in coda lo spostamento dei capi ovini. Una cintura di tutela quasi ossessiva, protettiva nella mobilità di uomini e animali verso la sede degli alti pascoli dell’Appennino Centrale e gli stazzi permanenti dell’intera stagione estiva. Sempre in attesa, non si distrae il mastino abruzzese, fiuta il pascolo attraversato e il bosco alla ricerca del pericolo: i lupi predatori che seguono spesso a distanza il gregge in attesa di sferrare l’attacco, ma non è detto che riesca. Poderoso nella sua grande taglia, custode degli armenti, tutelato infine nella razza, munito in alcune aree dell’aquilano e del Gran Sasso d’Italia del “vreccale”: collare con chiodi o spuntoni in ferro che fuoriescono dal cilindro di ferro indossato dai cani nel collo. Per noi che seguiamo il gregge, i bianchi cani da guardia sono sempre diffidenti, malfidati come impone il ruolo, sembrano ignorarci ma ci tengono sempre sotto controllo, analizzano i nostri comportamenti, ci tollerano poiché estrani a quel mondo e sospettosi come razza verso “ l’esterno”, ma efficaci, docili e mansueti con i pastori che li hanno visti crescere.