Quei messaggi che sfidano il tempo.
mercoledì 5 giugno 2013 06:33

di Vincenzo Battista

Partiamo da lontano. Sbraita, si agita, “richiama”, così come è nel suo mestiere antico, e muove nell’aria un bastone in una scena che assomiglia sempre di più a quei cinque metri di pittura “a guazzo” diTeofilo Patini, dal titolo “L’aquila”, anno 1882, eseguita dal “pittore delle miserie”, scriveva di lui lo scrittore Primo Levi, esposta per anni nel soffitto della biblioteca provinciale “Tommasi”.

Località Il Vasto, chiamato il “Guasto” nei manoscritti tardo medioevali, pendici meridionali della lunga barriera calcarea di Monte San Franco, Ienca e Pizzo Cefalone, contrafforte del Gran Sasso.

Il gregge, alla fine, vince l’esitazione. Spinto alle spalle dal pastore e dai cani “paratori”, che adesso iniziano a fare il loro mestiere, entra nel dirupo della valle del Vasto, un incisione abitata sin da epoca preistorica, sinuosa, dalle pareti a strapiombo, serrata e stretta in questo punto dai casolari pastorali di San Pietro, dove ci troviamo, ma che inizia molto prima, da Assergi, e affonda, angusta e tortuosa a tratti, da est a ovest, tagliando l’intero versante pedemontano per molti chilometri, fino a risalire e poi scomparire nei prati del Passo delle Capannelle.

Un’area “vincolata”, per chi sa “guardare” la montagna, da un patrimonio spirituale, ascetico, di un santo cristiano pellegrino, Franco l’eremita, che nella seconda metà del XII secolo ha “ridisegnato” il territorio dei pastori, elevando il paesaggio e i sui tratti costitutivi, gli elementi naturali, al rango di patrimonio: nicchia di devozioni, culti, icone, pellegrinaggi, accadimenti prodigiosi, ininterrotti per secoli, giunti fino a noi. E poi gli elementi di questo sorprendente lascito tra natura e cultura: i sentieri, dal valore iniziatico; l’acqua dal potere terapeutico; la spiritualità della montagna, comunque la pensiamo.

Vestita di nero, un’anziana trascina, tenendola per mano, una giovane donna che arriverà sopra, “All’acqua di San Franco“, la sorgente a 1700 metri; arriverà sopra con i piedi nudi piagati, tumefatti e lacerati dalle ferite del lungo sentiero, dalla bassa temperatura e dal nevischio che ha ricoperto tutto quello che si può vedere, anche se è il 5 giugno. E’ lì per sciogliere un voto, viene da lontano e da una lunga malattia, mi dirà più tardi.

La montagna, questa, è del santo taumaturgo. Anche in queste condizioni ostili la gente sale e la costruzione in pietra, una nicchia, viene raggiunta da un uomo che senza esitare immerge il corpo sotto l’acqua gelida che scaturisce dalla roccia nel “Luogo remoto – traduce dal latino in lingua volgare Don Nando de Nardis nel 1639, in “La vita e i miracoli di San Franco” – e più a proposito, però non vi era l’acqua. Sì che il santo facendo orazioni a Dio, fu si accetta, e grata, e quel liquore fu di tal virtù dotato per intercessione del santo che non solo in quei tempi ma anco poi con gran moltitudine di persone con quello lavandosi furno, e la presente anco sono da varie, e diverse infermità sanate . . .“: un’antologia, così ci appare oggi, una sorta di epica emozionale di brani interminabili, concatenati, di stati d’animo e passioni, incertezze e confessioni, paure e angosce, scritti in lingue diverse, persino in cirillico.

E’ sulla montagna che dobbiamo andare, sembra dire appunto l’antologia “motore di ricerca”, in un appuntamento che per molti è solo rimandato.

La montagna: provider, metafora di questo tempo? Forse in alcuni luoghi è così. Non finisce mai di testimoniare. Bisogna conoscerla, “praticarla”. Accade che si scorgono i segni, minori, defilati, ma che appartengono a tutti: si aprono, la montagna libera quel “genere umano” che lì transita, lascia messaggi brevi (Short message sending, tracce, ma “inviati.”, liberi di esistere, soprattutto pubblici, così vuole, poiché tutti possano riconoscersi in quelle “dichiarazioni”, in quegli Sms scritti nei quaderni posti sull’altare dell’edicola sacra di San Franco, che ha reso il logos libro aperto alle aspirazioni, alle gioie, ai dolori e alle meditazioni che solo la montagna conosce, conserva e infine restituisce.

Un uomo ha mosso i suoi passi, molti secoli fa, dalle Cafasse a Peschioli. Da quel momento quell’uomo dal ritiro ascetico, leggendario, ha “pettinato” la foresta impenetrabile e misteriosa, ammansito le fiere, miracolato la gente e dalle rocce, toccate dalla sua mano, è fuoriuscita l’acqua, come narrano le fonti agiografiche. Oggi, intorno a quella fonte dalle abluzioni rituali continua il pellegrinaggio e soprattutto continuano le testimonianze. Queste, alcune.

“Umilmente quest’acqua per la mia tesi, aiutami nel giorno della mia laurea” (25.10.2005); “Aiutami San Franco a diventare una brava parrucchiera” (17.8 .2005); “F. e M. ti chiedono, oh San Franco, di fargli la grazia di un bel bambino” (23.7.2005);

“Ridacci un po’ di forma a me e al mio amico” (17.9. 2005); “Non siamo bravi a pregare, ma tu sai cosa stiamo attraversando”. “Ti prego San Franco metti la tua mano sulle nostre spalle” (17.7.2005); “San Franco, ho camminato ma alla fine ti ho trovato” (26.6.2005); “Ho nel cuore un dolcissimo pensiero. Molti anni fa con un’anima in più. A piedi nudi perché lui riposi in pace” (15.8.2005); “San Franco. Ma come hai fatto a crescere l’acqua. Sei magico? O hai fatto un miracolo” (3.8.2005); “In questa sorgente sgorga l’acqua che dà la vita. Spero che mi aiuterà nel mio futuro e delle persone che amo. Ma soprattutto aiuta a capire la nostra vita” (25.5.2005); “Caro San Franco, fammi essere promosso a scuola. Fammi prendere la patente e aiuta tutti i miei familiari”(6.4.2005); “Siamo arrivati fin quassù da valle Paradiso dove abbiamo trovato un branco di cinghiali” (23.8.2005); “Caro San Franco, mentre venivo qua da te mi sono lamentata un po’ troppo della salita, ed adesso te ne chiedo perdono” (15.3.2005); “Caro San Franco, accogli il più povero papà e rivolgigli il tuo sguardo affettuoso. Aiutami a superare le difficoltà della vita”. (18.8.2005); “San Franco, qui sono arrivata per un tuo aiuto importante da dare a mio fratello: Mi auguro che solo un tuo pensiero verso di lui possa davvero dargli la forza per rialzarsi da questo momento così brutto per la sua vita” (17.7.2005); “San Franco, aiutami in tutto, fammi capire che cosa cerco! Aiuta mia madre, mio padre, aiuta gli amici, questo mondo, fammi amore! Sono stanca e triste e forse oggi sono qui per chiederti amore. Sono qui da te! Dimmi che fare. Adesso devo tornare giù, è tardi, è quasi il tramonto e sono sola. . . “.

 Fotografie Vincenzo Battista