Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La montagna e il suo desiderio, cioè il processo di una costruzione identitaria con chi si misura con essa, poiché questo aggettivo, riferito all’identità psicologica, si modella intorno a noi, come persone (quasi fosse un oggetto in argilla che prende forma), passo dopo passo, in cammino, alla ricerca delle identità e in quel desiderio – per alcuni – di farsi “riconoscere” soprattutto dagli altri, mostrarsi, esser glamour. Accade, poi, che tristemente, quel cammino prende corpo e prosegue in quell’involucro che la memoria collettiva accoglie: l’epilogo di eventi tragici. L’epica della montagna e la memoria delle catastrofi, in un tragico catalogo, che la stessa montagna annovera, come abbiamo visto recentemente sulla direttissima di Corno Grande e poi nel canalone della valle dell’Inferno, poiché proprio in quel “mondo” dalle particolari condizioni meteo – ambientali, è tanto difficile quanto estremamente e maledettamente facile perdersi.  Sopravvivere a se stessi, proviamo a pensare, anteponendo se stessi alla montagna nell’atto di desiderarla, sì, il desiderio che prova a “sfondare” e imporsi, (riusciamo a contrastarlo?) appunto sul Gran Sasso d’Italia. Irrazionale in apparenza è questo ”desiderio” che non è una vocazione ma un protocollo di stati di vita con le sue difese; ma c’è anche il valore opposto, cioè “dell’incompiuta” di una ascesa, salita se lunga e faticosa, arrampicata non più come una prova di forza, non più il primato personale. Vediamo dove ci si può spingere fino all’irreparabile. Ed è proprio il valore “dell’incompiuta” che salva una vita, è il suo punto di caduta (ma siamo in grado di riconoscere quello che ci accade intorno?), come se dovessimo riavvolgere il nastro di quello che accade prima della tragedia con la perdita di se stessi, e osservare, in quei fotogrammi, in sequenza, le fasi che ci scorrono davanti: l’instabilità personale del momento prima, la tensione e lo smarrimento poi, la solitudine e l’angoscia infine ( proviamo a pensare ai due alpinisti scomparsi nella valle dell’Inferno a cui va il cordoglio collettivo e la vicinanza ai familiari ) in un mondo, in questo mondo, divenuto mediatico, e sempre più affollato, spesso senza riguardo della montagna e i suoi codici non scritti sui rilievi. Un mondo che però spesso fagocita e cannibalizza la “rinuncia” quasi fosse un ordine sistemico da abbattere, da scansare, insopportabile davanti agli auspicati primati – complice il web e un certo tipo di spazzatura che lì abita -, per chi affronta infine le mete delle vette: “It is not the mountains that we conquer, but ourselves. (Non sono le montagne ciò che conquistiamo, ma noi stessi.) – Edmund Hillary