Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il Mosè. Marmo, altezza 235, databile 1513 -1515. Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. Fu concepito per la tomba di Giulio II, il mausoleo del papa dopo tanti anni di complesse vicende sul progetto di Michelangelo. I marmi tagliati nella cava di Carrara, i blocchi trasportati Roma, le controversie con il papa, Michelangelo che fugge da Roma e lascia il cantiere delle opere, i nuovi progetti della tomba rivisti e rivisitati, il difficile rapporto con il successore di papa Giulio II, il carattere impetuoso di Michelangelo che non accetta mediazioni nella sua opera scultorea. Ma il Vasari osserva Michelangelo, lo accoglie nei suoi scritti sulla biografia degli artisti, delicatamente lo “memorizza”tra i grandi della seconda ondata del Rinascimento. Il Vasari e il suo testo che non ha bisogno di commenti.

” Et ha sí bene ritratto nel marmo la divinità che Dio aveva messo | nel sacratissimo volto di quello, oltre che vi sono i panni straforati e finiti con bellissimo girar di lembi, e le braccia di muscoli, e le mani di ossature e nervi sono a tanta bellezza e perfezzione condotte, e le gambe appresso, e le ginocchia, et i piedi sono di sí fatti calzari accomodati, et è finito talmente ogni lavoro suo, che Moisè può piú oggi che mai chiamarsi amico di Dio, poiché tanto inanzi a gli altri ha voluto metter insieme e preparargli il corpo per la sua resurressione, per le mani di Michelagnolo; e seguitino gli Ebrei di andar, come fanno ogni sabato, a schiera, e maschi e femmine, come gli storni a visitarlo et adorarlo: che non cosa umana, ma divina adoreranno.” E similmente finí un Moisè di cinque braccia di marmo, alla quale statua non sarà mai cosa moderna alcuna che possa arrivare di bellezza, e de le antiche ancora si può dire il medesimo, avvenga che egli con gravissima attitudine sedendo, posa un braccio in su le tavole che egli tiene con una mano e con l’altra si tiene la barba, la quale nel marmo svellata e lunga, condotta di sorte, che i capegli, dove ha tanta difficultà la scultura, son condotti sottilissimamente piumosi, morbidi e sfilati d’una maniera, che pare impossibile che il ferro sia diventato pennello; et inoltre alla bellezza della faccia, che ha certo aria di vero santo e terribilissimo principe, pare che mentre lo guardi abbia voglia di chiederli il velo per coprirgli la faccia, tanto splendida e tanto lucida appare altrui”.