Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Il dialetto palermitano, l’idioma con parole arabe, puniche, cartaginesi, intercalare normanno e catalano, echi in rimbalzo di un mix colto della parola un tempo dominante, ma oggi intraducibile ai più, e allora solo suoni vocali a volte aspri e irruenti, sibilati, e senza pause. Un cordone linguistico che rimbalza a “Ballaro’”, senza soluzione di continuità le frasi e i richiami dialettali che variano anche a poche centinaia di metri, si prestano, e poi ritornano. Ecco, si prestano, non costano nulla, un continuo cercarsi quelle frasi, teatrali si’, molto, per i “Personaggi in cerca di Autore” giusto per citare Pirandello, sulle quinte sceniche è una luce ocre che taglia le facciate ottocentesche rimaste tali, di un teatro urbano in disfacimento ma qualcuno lo intenderà pittoresco e oleografico: il suk di una Palermo attrattiva in “Ballarò’ “, un luna park, ma non chiedete mai se il pesce è fresco…