La notte e il giorno nel lungo racconto di una comunità della Media valle dell’Aterno. La tradizione orale spartiacque delle identità locali.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

94 anni, Elisa Di Battista, tra le piante tenute come fossero reliquie dentro le pareti del Map di San Demetrio, frazione di Cardamone; Elisa, tra dolci, the e pasticcini, racconta l’imbrunire, le complicità che avvolgono la notte, i suoni e i canti da lontano prima, intorno alle porte, e sugli usci poi delle “case-altre”, allineate e troppo uguali tra loro quasi in contrasto con la diversità, la creatività e l’unicità di questo “vento della notte” che arriverà anche lì, leggero e antico; arcano e identitario che sfiora, e penetra le case, quando queste si aprono alle melodie (acciarino, putipù, tamburella, fisarmonica) della “Pasquetta”, spartiacque e anticipo temporale declinato dagli uomini.

La questua dell’Epifania, il “cercare” coperti dalle ombre, i gruppi di suonatori e narratori, s’impossessano del luogo nascondendo volti e corpi, muovono tra i vespri del 5 per proseguire l’intera giornata del 6 gennaio, la “notte aperta”, che si poteva violare, un tempo, per due soldi, arance, vino cotto, carracini, dolci, biscotti, ferratelle: il “bottino” di una micro-storia locale, al centro dell’inverno e delle emozioni, dentro le frazioni di San Demetrio.

Queste le strofe del canto tradizionale della “Pasquetta”: “Cari signori, state a sentire cari signori, state a sentire, vi voglio dire la novità. Dentro una grotta, è nato un bambino, dentro una grotta, è nato un bambino quel poverino tremando sta. Dall’alto cielo, spunta una stella, dall’alto cielo spunta una stella, che chiara e bella luce ci dà. Dall’Oriente vengono i Magi , dall’Oriente vengono i Magi, per adorare Gesù Bambin. La vecchierella filava contenta, perché era nato il Bambino Gesù”.
(Trascr. Roberto Mirabella)

“La Befana calerà, calerà da lu camin calerà da lu camin pe’ l’amor d’ Gesù Bambin din din din, buonasera signorì din din don, buonasera signor padrò se ce dà na sauciccella v’ cantem la pasquarella e se non ce la volete dà, v’ s’ pozza fracicà l’asinello è fiacco e stanco, lo dobbiamo caricà e la strada è larga e lunga la dobbiamo camminà…

 

La notte del racconto dei miti.

 

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Il giorno delle meraviglie esposte.

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