Testo di Vincenzo Battista .
Il Corpus Domini, andate a vedere Francesco Paolo Michetti che dipinge, appunto, il Corpus Domini per capirne la portata, festività appena trascorsa. E’ via Roma di Aquila, allora si continuava a chiamare così nei quartieri popolari, asset strategico del decumano. Inclinata quanto basta per la processione del Corpus Domini, solenne, barocca con il baldacchino sotto il quale l’arcivescovo innalzava la Santissima Trinità, Sacratissimo Cuore di Gesù, processione con l‘ ostensione drammatizzata, come se si fosse alla fine del mondo, con il clero secolare in pompa magna e uno stuolo di chierichetti, confraternite, corporazioni laiche ed altro. Noi ragazzi, dal quartiere Santa Croce, salivamo oltre la chiesa di San Paolo per quello spettacolo a colori che non avremmo mai visto nella televisione in bianco e nero. Via Roma, a colori, con i petali di rosa che scendevano dai balconi, le migliori coperte cucite ad uncinetto o con cromatismi quadrati e losanghe molto vicine alla geometria degli artigiani del ferro e della decorazione pittorica, mai viste, esposte scendevano e si allungavano dalle quinte della via, ludiche e augurali in quella manciate di ore del corteo processionale. La strada presto si riempiva di petali di rose, qualcuno usciva con un banchetto e dolci da offrire, la processione si fermava per il ristoro e la benedizione. Via Roma, una pop art, un intervento di arte popolare, singolare quella solidale che non sappiamo dove sia sparita, prima che il grande intelletto della “Grande Aquila” pensasse bene alla metropolitana di superficie che sarebbe passata lì . Ma non stavano su “Scherzi a parte”.


