Fotografia Vincenzo Battista.
Immagini dall’elicottero della città.
Augustus J.C. Hare, viaggiatore inglese dell’età vittoriana, nel 1874 si trova a L’Aquila. I luoghi, le descrizioni della città, gli umori e soprattutto l’architettura entrano nel taccuino di Hare a volte con accenti critici su come versano gli edifici religiosi e civili.
Brevi annotazioni.
L’Aquila occupa un poggio che si innalza sulla piana, con le montagne tutto attorno. Sulla sinistra il Gran Sasso d’Italia con le sue due vette ricoperte di nevi perenni; sulla destra Rocca di Mezzo e, in fondo, il grande profilo della Majella.
Essa ha otto mesi di crudo inverno, e quattro mesi di estate rovente ed esplosiva di vita. Le sue rocce, il suo terreno, le sue chiese, vengono squarciate e incrinate da ricorrenti terremoti, ancora oggi spesso la natura fa improvvisamente rintoccare tutte le campane e suonare gli orologi, e crea nuove fenditure negli antichi muri ingialliti. Nelle strade, basse casette e notevoli palazzi stanno spesso l’uno accanto all’altro, e poche chiese restano intatte. Tuttavia nonostante l’aspetto di desolazione di ogni cosa, c’è una sorta di spettrale poesia su Aquila, e vi sono molti che potranno trovare uno strano interesse, e sperimentare numerose nuove sensazioni, sui suoi monti fulvi, e fra i suoi edifici disabitati.
San Bernardino da Siena raggiungibile dall’hotel percorrendo via Principe Umberto e incrociando il Corso. Si erge contro la neve, con una maestosa facciata di Cola dell’Amatrice. Rivestito di rilievi opera di Silvestro Salviati. Sulla sinistra dell’elevato altare Beatrice Camponi: ella giace su un sarcofago riccamente decorato e con la sua bambina più in basso. Nella seconda cappella sulla destra un’elegante ‘Assunzione’ di Luca Della Robbia, la seconda cappella a sinistra ha una mirabile grata in ferro battuto.
In quasi tutte le rappresentazioni di San Bernardino, è presente una tavoletta con il monogramma del Salvatore contornato di raggi d’oro, essendo un espediente che egli aveva ideato in modo da poter essere venduto per il sostegno ai poveri da lui convinti ad abbandonare il gioco delle carte e dei dadi.
Collemaggio. La tomba che contiene il corpo di Celestino, trafugato dalla cattedrale di Ferentino dopo la sua canonizzazione, è in fondo alla navata. Il suo teschio è conservato lì, assicurato da otto chiavi, quattro delle quali sono sotto la custodia delle autorità civili. Una volta all’anno viene esposto in pubblico. Sulla tempia sinistra c’è un foro quadrato che si dice sia stato provocato dal chiodo con cui venne ucciso.
Il suo corpo divenne causa di un’accanita contesa, e di un pio reato. Fu trafugato dalla sua sepoltura a Ferentino e trasportato ad Aquila. Un’insurrezione del popolo di Ferentino fu faticosamente placata dal Vescovo con la rassicurazione, dopo la ricognizione della tomba, che il cuore del Santo era stato lasciato.
La strada rialzata che da Collemaggio conduce alla porta che va verso Sulmona, non lontano dalla quale sorge San Marco, con un elegante portale Lombardo. A poca distanza c’è San Marciano, anch’essa con un portale degno di nota. Tra quest’ultima e Porta Romana c’è San Domenico, una grande e semplice chiesa gotica con due ammirevoli portali; e, vicino ad essa, la piana ma pittoresca facciata di San Pietro di Sassa.