Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Area geografica denominata “Condole”, Gran Sasso d’Italia. Un camminamento stretto, passante, armato ai lati da mura in pietre a secco che si fronteggiano, conduce all’ingresso della grotta – rifugio che penetra a sua volta nella collina. Il sostantivo parte incavata o vuota, quasi un organismo che lì giace da decenni, scavato nella sua roccia sedimentaria principalmente di calcite aragonite con forme di carbonato di calce. La grotta dei pastori e rimessa di armenti. L’ingresso con grandi lastre unite, architravate di pietra, sostengono gli strati superiori di terra dell’ingresso, e infine poggiate sulle spalle di sostegno della struttura di pietre alzate. Lo spazio cavo si apre e, appena in alto, un foro di uscita per consentire al fumo del focolare di circolare. Il giaciglio del pastore situato all’ingresso del rifugio. Dopo la soglia, la grotta è scavata nel suo calcare tenero e friabile, si aprono le anse, le nicchie, i locali separati da una colonna centrale che regge la volta e separa le due nicchie per il ricovero degli ovini. Uomini e animali così protetti nel ventre della collina. L’interno della cavità veniva ripartito separando la mandria dagli agnelli. Le pietre, in particolare lungo l’ingresso, si configurano con una tipologia particolare allungata: dovevano entrare nella terra e sostenere il corridoio di accesso. La volta era scavata seguendo un criterio cuspidale per scaricare il peso esercitato dal terreno sovrastante.