La Costituzione Italiana e i Beni culturali. Prove di un cantiere didattico nel liceo “Cotugno” – L’Aquila.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Una bottiglia con un messaggio all’interno, sui linguaggi visivi e multimediali della Storia dell’arte che fluttua nelle correnti, ma anche traslati, possono arrivare nel mare impetuoso del mondo di Facebook, Instagram, social network in definitiva, e oltre, lo slang per la maggiore espressività: il gergo utilizzato dai ragazzi anche online, in una nuova semantica della comunicazione. E se fosse questo la storia di un incontro? Forse così, proprio in quella bottiglia, come metafora, possiamo definire le brevi narrazioni e le tavole di disegno che gli studenti del liceo (tutti in presenza) hanno redatto sotto forma di riflessioni. Un esperimento in definitiva condotto a fianco della materia di Storia dell’arte, nel programma Arte e Costituzione, primo step i Beni culturali del paesaggio aquilano. L’orientamento, la scoperta, la mappatura di residue “Resistenze” della terra e di chi la coltiva in una particolare modalità, proviamole a chiamarle così, del paesaggio agrario locale, poiché è quello il suo indice apicale costitutivo invariato dal medioevo aquilano: lo zafferano e le sue “Resistenze”, codice e Bene culturale di appartenenza del Paesaggio (così è scritto in uno degli articoli della legge sulle tutele). Ecco, intorno allo zafferano, “Resistenze”, appunto, di un pugno di uomini che lo coltiva, ininterrotto il fiore viola e gli stimmi rossi da generazioni, tanto più per sollecitare i ragazzi del liceo “Cotugno” – L’Aquila, ( 5 A, Scienze Umane) e provare a intercettare le loro considerazioni (di cui abbiamo bisogno) su quello che oggi può apparire una sorta di  “reperto archeologico” appunto lo zafferano, su scenari di temi e argomenti che coinvolgono sì anche la Storia dell’arte, ma vanno ben oltre, si aprono, inaspettatamente, in una narrazione che coinvolge la persona, la propria sensibilità, il mondo appunto dei ragazzi chiamati a confrontarsi con una disciplina di rispetto e di comunicazione: la tutela del paesaggio e il suo “respiro”, i valori incancellabili della Costituzione Italiana, i suoi articoli sulla tutela del territorio e le molteplici implicazioni sociali che pongono il Patrimonio dei Beni culturali paesaggistici e le istanze locali a modelli inalienabili, ma solo se sappiamo “osservare”, “leggere” e infine “tutelare” come una nostra appartenenza, il nostro domicilio, non negoziabile. Questa strana parola “appartenenza”, quasi fosse proveniente da lontano, vive viceversa nel patrimonio come detto dei Beni culturali del nostro Paese, dove quello che ci circonda, tutto o quasi tutto, ci parla, nella stragrande maggioranza, di arte, linguaggi visuali e del paesaggio che li accoglie: forme materiali anche in quei luoghi apparentemente lontani e defilati, abbandonati all’oblio. Concetto ribadito, durante le lezioni didattiche, perché possa rimanere un punto fermo della formazione dei ragazzi del liceo “Cotugno” che viaggeranno in Europa e porteranno con sé una sorta di scrigno giovanile sulle loro storie e le origini culturali, personale, che si apre poi e rivela il mondo inaspettato delle sensibilità culturali che bisogna cogliere, la scuola appunto è chiamata a cogliere… La pittura dell’Illuminismo, paesaggio classicista e vedutista (Olio su tela, 221 x139,5. Anno 1729, Tomba allegorica del Duca di Marlborough, realizzata da Donato Creti ed altri. Pinacoteca Nazionale di Bologna), si interfaccia con loro, proviamo a pensare per un momento, nello spazio e nel tempo, con i ragazzi del “Cotugno”. Attraverso la sapiente pittura bucolica delle muse ispiratrici che prospettano scenari (le immagini e i particolari dell’opera d’arte nella galleria delle fotografie), gli anziani filosofi dialogano tra loro e indicano le antichità dei templi, delle tombe. I resti archeologici sono il grembo dell’umanità , il paesaggio crepuscolare è delle attese, le sculture delle divinità incarnano sapienza, saggezza ed equilibrio, e la conoscenza, ma sono soprattutto i giovani studenti ritratti i protagonisti della tela, intorno a questa grandiosa metafora con i suoi simboli appunto. I ragazzi “en plein air ”e fuori dalle aule nell’attento cromatismo del pittore e nelle loro pose plastiche, sono testimoni di un mondo che verrà, il loro: si misurano con la geometria, i trattati letterari e testi antichi, l’oggettistica, la fisica, gli “ordigni” e le costruzioni, l’anatomia, il disegno dal vero, l’astronomia. Su tutto aleggiano i Beni culturali: Il paesaggio sullo sfondo crepuscolare mostra una rotonda con un loggiato e una torre cuspidale. Quindi questa è l’eredità che raggiungeranno e sulla quale si formeranno. Tutto è reso partecipativo in questa scuola dei saperi pittorica, l’opera d’arte manifesta un modello interdisciplinare nelle conoscenze e nei recuperi dei valori di appartenenza e condivisione, di cui noi, oggi, abbiamo imminente bisogno…

Un ringraziamento al prof. di Sostegno Francesco Di Marco.