Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Una piattaforma di tavole, allungava verso il mare con un camminamento di tavolato che la raggiunge sospeso tra i banchi di sabbia affioranti e il trabocco, così chiamato. Poiché è una bilancia da pesca, armata con pali che sostengono l’intera struttura, presente nella costa meridionale abruzzese nel Molise e nelle Puglie. Si tratta in definitiva di pesca povera, autosostentamento per le famiglie ( pescatori e contadini ) e per il baratto, con le specie ittiche che si avvicinano sul litorale per cibarsi. Tronchi di pino d’Aleppo sostengono la macchina da pesca, ancorate sulle rocce sottostanti in una visione longitudinale. Le antenne che si dipartono e si alzano sono utilizzate per serrare al meglio la struttura. I pali costituiscono una vera e propria maglia tentacolare a garanzia della tenuta del trabocco dalle mareggiate. La bilancia della pesca scende con un argano azionato un tempo a mano nel mare con “calma piatta”, sosta appena sotto il livello delle acque e poi viene ritirata con il pescato. L’operazione si ripete più volte nelle prime ore della giornata è al tramonto.  Nel 1889 Gabriele d’Annunzio affittò una casa rurale sullo scoglio che sovrasta il litorale di San Vito Chietino per descrivere (ma anche per altri scopi…), in particolare, il trabocco “Turchino” nel romanzo “Il Trionfo della Morte”.