Testo e fotografia Vincenzo Battista

“Madonna con il Bambino detta di Pacentro”, legno di tiglio per il Bambino, legno di pioppo per la Vergine. La datazione più volte spostata all’inizio del Rinascimento in una forchetta temporale tra il 1390 e il 1410 ca. secondo alcuni storici. È pertanto una scultura liberata dalla fissità bizantina e trecentesca, tanto che la postura della Madonna flette lievemente sul fianco destro, assume una valenza che è un connotato, quasi un inchino, proviamo a pensare, oppure accenna ad un passo plastico con il busto che si sposta. Quella piegatura del corpo, movenza particolare rispetto ai canoni tradizionali, attribuita a influssi transalpini, le conferisce un dinamismo aiutato anche dal manto morbido scolpito del legno, la piegatura che avvolge prima il braccio destro e poi scende, quasi fosse il tessuto mosso dal gesto: forma un panneggio con le pieghe della veste. La posa elegante della Madonna la ritroviamo con la stessa impostazione in Nino Pisano scultore, a Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Rucellai. La capigliatura della Madonna è tenuta da una corona e dal copricapo devozionale velato da cui fuoriescono due ciocche di capelli. Il suo volto allungato, disteso e sorridente, accenna uno sguardo di una maternità naturalistica, compiacente rivolto a Gesù.

La stessa Madonna reggeva sulla mano destra il rotolo delle Scritture, pergamena della legge divina, della Rivelazione, simbolo della sapienza (andato perduto con alcune falangi). Ed è appunto, su questo oggetto ostentato e mostrato al Bambino, che la scultura si focalizza nel suo apice narrativo, racconta quindi. Gesù, sostenuto dal braccio della Madonna che lo avvolge candidamente, infine, con la mano, senza nessuno sforzo apparente, non è più attratto dalla madre, la ignora, prende le distanze, spalanca invece le braccia, allarga le mani (smisuratamente enormi, un enigma questo), quasi si solleva con il corpo, ha uno scatto avanti proteso verso il rotolo propiziatorio, Il Verbo a cui va incontro…. Il suo volto paffutello con i riccioli e i boccoli rinascimentali, i grandi occhi, è in procinto di sorridere, soddisfatto: adesso il dialogo immateriale è tra lui e il contenuto del rotolo che lo destrutturalizza dal contesto del gruppo scultura in un dialogo intimo: si scambiano segnali. Gli elementi decorativi della scultura. I motivi fitomorfici della pittura nella decorazione artistica che ha l’aspetto stilizzato e forma vegetale, usata  per gli ornamenti scultorei, la tecnica dello sgraffio ( la sovrapposizione di due strati) , la doratura con le foglie d’oro del manto della Madonna e del Bambino che, consunto dal tempo, scopre il sottostante bolo rosso ( strato che accoglie tecnicamente la doratura), la corona intagliata sulla testa della Madonna, le palline d’oro allegoriche, la biacca e la laccatura, il prezioso, raro e costoso lapislazzuli blu, il rosso cinabro con gigli francesi, i motivi floreali della tunica . Tutto questo è la sapiente comunicazione che per secoli è stata offerta alla comunità di Pacentro: venerazione stratificata per secoli, il culto religioso delle persone e le loro aspettative, i  desideri intimi fino agli ex voto per grazia ricevuta al cospetto della “Madonna con il Bambino”. Narrazione che possiamo solo intuire, ma non potremo mai rappresentare nella memoria collettiva del borgo di Pacentro.

Il rientro a Pacentro, dopo 100 anni (acquisto V. Pitassi nel 1924), un’ipotesi, attraverso il prestito dell’opera d’arte dal museo Nazionale di Palazzo Venezia, superando anche le complesse procedure e protocolli sul versante conservativo dei Beni culturali per lo spostamento temporaneo del gruppo statuario – “Madonna con il Bambino detta di Pacentro” –  per questo progetto del “Ritorno”. La richiesta del Comune di Pacentro capofila e aggregante con altri soggetti amministrativi e di Culto, per una esposizione, potrebbe contemplarsi in un “Evento” sui Beni culturali che coniughi la comunità locale e il suo culto ritrovato e legato, peraltro, anche alle leggende taumaturgiche e alla devozione a Pacentro. La scacchiera del paesaggio e le opere d’arte andate disperse, quindi, ma soprattutto i tratti distintivi della scultura “ Madonna con il Bambino” permangono, ancora, nell’immaginario collettivo e nel culto religioso di cui restano, sì restano, labili  tracce di una “Passione”. Il gruppo statuario posto su una nicchia o altare nella chiesa Madonna dei Sette Dolori, oggi di San Marco, era considerato oggetto di una liturgia popolare, atto di attenzione e culto della comunità locale, se si osservano i calzari della Madonna che sono consunti ad opera di uno sfregamento delle mani da parte dei fedeli, in relazione alla grazia ricevuta o ex voto della devozione popolare. Passione sopita, quindi, mai spenta e cancellata nella composizione scultore densa di narrazioni, immaginiamo, e di un fervore identificativo con la maternità, l’allattamento e i suoi significati nei decenni trascorsi, fino alla sua vendita nella ricorrenza appunto dei 100 anni, nell’anno 2024.