L’isola di Ponza.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

4 giugno 1857.Carlo Pisacane, la spedizione di Sapri e l’impresa di un gruppo ristretto di rivoluzionari che facevano riferimento a Mazzini. Il piano: dopo lo sbarco all’isola di Ponza bisognava liberare i detenuti politici nella prigione borbonica dell’isola e far insorgere i residenti in una rivolta in terraferma. Poi, il piano insurrezionale, prevedeva la rivolta in Sicilia contro i Borboni e il loro potere, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d’Italia. Ma i piani cambiarono, si partì dal porto di Genova, poi a Ponza per imbarcare i prigionieri politici e infine dirigersi a Sapri, al confine tra Campania e Basilicata, attendere i rinforzi e marciare su Napoli.

Oggi l’isola. Vulcanica, acque cristalline, vegetazione lussureggiante che si modifica repentinamente e i nuclei dei villaggi originari con gli orti e terrazzi armati di pietre a secco sulle scogliere per le contivazioni pensili dei vigneti, un tempo ceci, lenticchie e cicerchie. Lì, la terra veniva portata con le ceste e depositata nelle strisce di terra per il fabbisogno delle famiglie in una economia si sussistenza. Pesca e agricoltura minore si integravano. Il pescato veniva essiccato, salato e conservato nelle grotte scavate a mano lungo le scogliere dei flussi di lava che avvolgono ancora oggi, a tratti, l’isola di Ponza.

Dopo Ponza, Sapri.

«Le uccisioni e le ferite fatte barbaramente, all’uso de’cannibali. La parte maggiore in tali scene di sangue fu dovuta a gendarmi, alla guardia urbana, e contadini. Tra questi anche le donne si videro precipitarsi come belve inferocite su disbarcati, ad alcuno de’ quali fu data la caccia su pe’monti come a fiere, e trucidato barbaramente. A quella popolazione poco o nulla culta fu dato ad intendere che si trattasse di briganti, di ladri, di pirati che scendevano a rubare ed a saccheggiare. Le arti più nefande da parte delle Autorità furono aggiunte al piombo ed alla baionetta ; talchè da que’valorosi si ebbe a lottare non solo contro le forze ordinate del Governo, ma contro i pregiudizi e gli errori di tutta intera una popolazione. In simili condizioni i trecento di Sparta non avrebbero potuto difendere il passo della Termopili»
(Giuseppe Lazzaro ).