Testo e fotografia Vincenzo Battista.

“La Maestà di Santa dei Servi”, tempera e oro su tavola (dimensioni 385 x 223). Cimabue e aiuti. Anno 1280 -1285. Chiesa di Santa Maria dei Servi, Bologna.

Nella forma cuspidale della sua cornice, la Pala, rappresenta la Madonna con il Bambino e due angeli che, a coronamento della composizione, sono collocati ai lati della spalliera del trono quasi a proteggerlo spiritualmente. Perché di questo si tratta: il trono e la sua rara ed eccellente lavorazione in tralice. Alla base declina in una sorta di prospettiva intuitiva. Lo stesso trono in tralice sembra essere tornito, molto lavorato nella sua complessità percettiva e con due gradini di accesso alla base lavorati con sgorbia su motivi floreali. Minuziosamente inciso termina alla sommità con una spalliera a forma di lira. Sul trono siede austera Maria con il volto disteso, rilassato, sereno fissa l’osservatore. Avvolta da un manto azzurro (regalità e saggezza) questo evidenzia pieghettature di grande fattura chiaroscurali che scendono e, anatomicamente, fanno percepire le ginocchia della Madonna. La lavorazione pittorica del panneggio non sembra di carattere bizantino, ma rivela una enigmatica qualità audace che la pone molto più avanti per quel tempo: la possiamo vedere nel Rinascimento. Il Bambino dalla forte capigliatura in un impeto di forte naturalismo gestuale muove la gamba e scopre la nudità (è concentrato nella sua azione, visibile negli occhi) nell’atto di accarezzare il volto di Maria. Poggia la sua mano per protrarsi in uno sforzo fisico, plastico, sulla spalla della Madonna. Conquista lo spazio della composizione, dinamico nel suo movimento e pertanto non sorride. La madre lo sorregge con la mano sinistra e con la destra accarezza lievemente la gamba. I gesti comunque così composti delle braccia della madre e del figlio incorniciano la centralità visuale della pittura, lo sguardo dell’osservatore li segue fino al volto della Madonna e al pugno del Bambino che reca su un foglio il “messaggio” per l’umanità…