Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Da qualche parte, lì fuori, il male può essere fronteggiato dall’uscio di una Porta spirituale nella Cattedrale di Collemaggio? Lì fuori. Il male, al tempo di Papa Celestino V, si era fatto anche pietra, scultura romanica sulle facciate delle chiese, nei portali e capitelli, così rappresentato, il male, plasticamente, come forma mediatica da combattere, poiché l’uomo è cattivo di natura… Il male nella scultura è protagonista, visivamente lo vediamo con il ruolo primario e illustre, attore che si impossessa delle anime soccombenti, sigilla il suo ruolo, appare incontrastato sulle vittime che ingoia, e lui che vuole fare il bilancio dell’azione che sta per compiere, e non altri. Il male è l’archetipo. Dall’ignoranza alla cecità mentale. L’ego di un singolo individuo collassa su se stesso in un micro-universo in cui la Chiesa è presente, tanto che affida agli artisti il compito di visualizzare, appunto, il male. “Il fotofinish”, proviamo a chiamarlo così, che osserviamo nella scultura romanica, è appunto questo, ma noi non vediamo il seguito. Il seguito di tutto questo ha, per le genti, un carattere semplice e psicologico: salvatevi, è il messaggio contenuto nella pietra, la fede è il bene, non c’è altro intorno a voi. Spiritualità quindi, tra i dubbi e la fragilità interiore, superare le incertezze e le paure con la preghiera, così dunque la Chiesa. Papa Francesco, nell’apertura della Porta Santa nel Giubileo Speciale (l’8 dicembre 2015, Roma), dopo la lettura della Bolla Santa (poiché solo lui può farlo, oltre il protocollo), ha parlato e ha fatto appello ai criminali e corrotti “Vi chiedo di cambiare vita” ha detto, e poi contro l’indifferenza, il cinismo e l’abitudinarietà. Che ci sia una porta santa in ogni chiesa… ha affermato. Proviamo a pensare, invece, che “messaggio” sarebbe, dopo la lettura della Bolla Santa di papa Celestino V davanti la Basilica di Collemaggio, da parte degli alti prelati della Chiesa, parlare del male inferto a quella bambina di sei anni violentata, agli stupri di gruppo, alle minorenni seviziate, ai femminicidi e alle donne straziate, a pezzi gettate via come rifiuti, alla rabbia sociale delle esclusioni, alle vittime del Mediterraneo, ai diritti negati e alla solitudine degli anziani abbandonati spesso a se stessi: sì, la Chiesa può farlo, un certo tipo di Chiesa aquilana ma senza legami può farlo. Il mondo del male della pietra che comunicava un tempo si sposta adesso intorno a noi. “Vi chiedo di cambiare vita…”. Che messaggio, di segno forte, questo, nella Perdonanza Celestiniana, proviamo a immaginare, che sappia rompere schemi, protocolli e rituali e portarsi avanti, in un pensiero, affiancando queste clausole storiche – spirituali e culturali attualizzandole, sì appartengono al nostro tempo materiale che viviamo e osserviamo: ne siamo protagonisti (come abbiamo visto con il male scolpito sulla pietra in passato). Forse ne abbiamo bisogno. Adesso.