Governo delle terre io ti lascio – Prima puntata

mercoledì 15 maggio 2013 06:32

Alla scoperta dei tre quadranti geografici con le loro storie, immutate, di beni e giacimenti culturali, poco conosciuti. Con la Valle Peligna, la Marsica e L’Aquila, in tre puntate, torna il “viaggio” di Vincenzo Battista alla ricerca dei significati di una terra antica da scoprire.

– Questa antica terra sacra. La Valle Peligna. (Prima puntata)
Governo delle terre io ti lascio

– Questa antica terra sacra. Il Fucino (Seconda puntata)
I Signori del Sacro Fuoco

-Questa antica terra sacra. L’Aquila (Terza puntata)
Mentre predicava a Collemaggio

LA VALLE PELIGNA 
Governo delle terre io ti lascio

di Vincenzo Battista

Governo delle terre io ti lascio, hai fatto più in nove giorni che in nove mesi in terra morta“. Per nove mesi la campagna era morta, “poi, il giorno dell’Ascensione, riceveva la benedizione e dopo nove giorni iniziava a fiorire” mi hanno detto, e c’è anche chi andrà a vedere, per i campi, questa antichissima profezia tra il lunario calendariale dei contadini e religiosità popolare; tra la rinascita della vegetazione dopo la morte invernale e il nuovo tempo dei raccolti, economico soprattutto per gli agricoltori, che verrà misurata, come ogni anno, dalla primavera, nel rito del “passaggio”, che da queste parti, nella Conca Peligna, assumeva anche un particolare significato un tempo, poiché la religione popolare associava ai ritmi dell’agricoltura, proprio in questo periodo, i pellegrinaggi nei santuari della zona: “I cinque fratelli”, così chiamati. Visitati dai coloni per propiziarsi i raccolti e chiedere alla terra, attraverso l’intercessione della santità, fertilità e abbondanza raccolti.

San TerenzianoSan VenanzioSan CosimoSanta Brigida eSan Pietro Celestino erano fratelli e sorelle e ognuno viveva in un santuario, eremi, che circondavano la Conca Peligna, raccontano. Ognuno aveva scelto un luogo per fare penitenza. San Terenziano davanti a Corfinio, San Venanzio dentro il vallone di Raiano, Santa Brigida sul piano di Sulmona, San Pietro Celestino sul Morrone e San Cosimo sul monte di Pratola Peligna, un cono questo, dalla particolare morfologia, piazzato al centro della vasta area agricola della Conca Peligna, una sorta di altare sui campi, meta di pellegrinaggi, processioni che testimoniavano l’arcaicità e il senso di una rappresentazione religiosa che poneva al centro la rinascita della natura, nei giorni appunto che precedevano il rito dell’Ascensione. Erano le processioni delle Rogazioni, dal latino “rogare”, chiedere, pregare, stipulare un contratto sacro.

Governo delle terre io ti lascio. . . “, e con esso si dava addio al “buio” dell’inverno, le tenebre di una stagione “morta” colpevole di aver lasciato per lungo tempo i campi incolti.

La benedizione dei terreni, raccontano, avveniva anche a Sulmona nei tre giorni che precedevano la festa dell’Ascensione, in tre punti della città per implorare fecondità alla terra. Per tre mattine i canonici di San Panfilo dicevano messa nelle tre chiese di campagna: Santa Maria della Tomba, Annunziata e San Filippo. Eravamo intorno al 1920. La processione poi si fermava anche alle porte della città, si benedivano i campi. Si costruivano croci di cera e si appendevano sugli alberi, ad ogni incrocio di strada, per proteggere la terra dai fulmini; oppure quando la campagna veniva devastata della grandine, suonavano le campane e sul camino si accendevano i lumini per scongiurarle avversità atmosferiche.

L’uso invalso nel clero di portarsi in processione in diversi punti della città e segnatamente nelle porte e nelle chiese per implorare salute ai cittadini e prosperità alle campagne” recita una pergamena dell’archivio della cattedrale di Sulmona, un antico rituale liturgico sulmonese dell’Età di Mezzo, per preservare colline e pascoli anche dall’opera dei demoni, dal male che sempre veniva coniugato con la terra, per allontanare la povertà, le condizioni sociali, che fino alla metà del ‘900 non sono riuscite ad emendarsi dalle arcane paure, dai miti, dalle suggestioni di una storia avvolgente, che sembrava mai girare le spalle al tempo.

Seconda puntata venerdì 17 maggio
Questa antica terra sacra. Il Fucino
I Signori del Sacro Fuoco di Vincenzo Battista