Testo e fotografia Vincenzo Battista.

La pittura materica della seconda metà del Settecento. I cromatismi, in particolare la biacca e i toni freddi, di contrasto, compenetrano la figura di Sant’Agata con i seni esposti nella pittura “a fresco” su intonaco, all’interno di una cornice a losanga lobata con tratti consunti di doratura. I particolari insistono su una pittura di genere del Barocco, nei forti contrasti e dagli effetti evidenti chiaroscurali nella durezza della rappresentazione iconica, tendenze plastiche maliziose si manifestano nella pittura che concentrano lo sguardo lì dove vuole il pittore, in chiave tardo manierista volendo richiamate una tendenza del passato. I tratti delle pennellate sono espansivi, larghi, appunto materici per avere una visione a distanza. Il colore della doratura entra anche nell’effige della testa leonina, nella lunga lancia, mentre la mano di Sant’Agata teneramente prova a nascondere i seni. Il suo volto e le sue labbra appena socchiuse, in piena estasi… del martirio. Il manto fastoso avvolge la santa, mentre un’armatura in cuoio romana ne scopre i seni.