Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Nel 1887 D’Annunzio è a Venezia. La città lagunare occupa un posto importante nelle opere del romanzo Il fuoco e nella poesia lirica Notturno, pubblicati nel 1900 e nel 1921. Riferimenti autobiografici e descrizioni particolari nei suoi taccuini di viaggio, costituiscono la centralità della narrazione. Ne Il fuoco lo scrittore descrive la natura di Venezia, i simboli dell’autunno, la dimensione del silenzio con lo sguardo di un viaggiatore fuori dal tempo, attento a cogliere l’immediatezza di una città, della laguna e delle sue architetture che mutano rapidamente nella luce dei cromatismi che D’Annunzio rincorre appunto in una narrazione che si fa incanto.
Il fuoco, Romanzo. Alcuni brani.
“…Egli esplorò intorno con lo sguardo il cielo e l’acqua come per
discoprirvi una presenza invisibile, per riconoscer vi un qualche
fantasma sopravvenuto. Un bagliore giallino diffondevasi verso
i lidi solitari che vi si disegnavano in sottilissimi lineamenti
come le venature opache delle agate; indietro, verso la Salute, il
cielo era sparso di leggeri vapori rosei e violetti somigliando a
un mare glauco popolato di meduse. Dai Giardini prossimi
scendevano gli effluvii della fronda sazia di luce e di calore,
così gravi che sembravano quasi natanti come olii aromatici su
l’acqua bronzina. – Sentite l’autunno Perdita? – Chiese egli all’amica assorta
con voce risvegliatrice. Ella riebbe la visione dell’Estate defunta […].
– Mi sta sopra – rispose ella con un sorriso di malinconia…”.
“…ll canale era deserto, antico fiume di silenzio e di poesia.
Il cielo verde vi si specchiava con le sue ultime stelle morenti.
Il palazzo al primo sguardo aveva un’apparenza aerea, come di
una nuvola effigiata che posasse sull’acqua. L’ombra, ond’era
ancora soffuso, aveva la qualità del velluto, la bellezza di una
cosa magnifica e molle. […] Una vela fulva passava senza
romore. Il mare, i flutti allegri, le risa dei gabbiani, il vento del
largo si rappresentarono al desiderio…”.