Il “9” numero magico delle guarigioni. Quando i miti, stregoni ed esorcismi presero possesso della Conca aquilana.

Testo e fotografia Vincenzo Battista.

” La divinità si compiace del numero dispari ” annotava Virgilio (Ecloga, VII, 75), poiché i latini attribuivano a quei numeri poteri curativi, propiziatori, mentre i numeri pari erano da evitare, considerati giorni infausti, attribuiti dallo stesso Virgilio ad un’origine pitagorica (se ne servivano nelle loro santificazioni e nelle loro purificazioni). Molti secoli dopo, insieme alle antiche pratiche mediche presenti nelle miniature medievali, (la conoscenza medica basata ancora sui testi greci e romani copiati dagli amanuensi nei monasteri), i numeri dispari fanno la loro comparsa nella cosiddetta magia popolare. Si parte dal 3 e dai suoi multipli per gli interventi medicamentosi e curativi sulla persona: un codice, un transfert (spostare schemi di sentimenti, emozioni e pensieri)  costantemente utilizzato, avvolto anche da un rituale della parola, frasi, che venivano pronunciate, a bassa voce, davanti al “paziente…” tenute segrete, mai rivelate. I numeri dispari così, nel tempo, hanno accentuato e aumentato la loro presenza nelle tradizioni popolari anche in una sorta di prescrizione mai estinta: il letto non si deve rifare  in tre persone e non si devono mai accendere tre lumini in una stanza. Il numero 7, invece, irrompe nella quotidianità della vita umana, in particolare al settimo anno: quello che comporta trasformazioni nella persona, mutamenti del carattere che vanno ricondotti ad un esorcismo con un intervento di formule e pratiche singolari, per ristabilire lo stato della persona. Ancora il 7, il numero da evitare, in quanto è la condanna degli anni che toccano a chi ha ucciso un gatto, a chi rompe uno specchio o versa il sale. Il 9. E’ un numero che attraversa la religione cristiana, come nella storia mitica di San Biagio, protettore della gola (3 febbraio), e dei suoi nove fratelli: un rituale religioso che prevede fino a nove volte l’unzione del polso del malato da parte di una guaritrice che recita una strofa su San Biagio e i suoi fratelli, per allontanare il male e guarire infine la persona. Ma non solo nella religione il 9 viene invocato per esorcizzare il male. Il numero entra in scena con il magàro nella cultura popolare, “l’addetto”, lo stregone terapeuta amato, ma che vive nelle penombre, rispettato e temuto nel borgo un tempo, il depositario collettivo delle buoni arti positive del controllo del male che applica le formule magiche e ristabilisce “l’ordine” nella comunità; visita il malato, si sostituisce al medico, emette il verdetto, infine: “nove volte al giorno, per nove notti il neonato del maleficio dovrà passare dentro la sedia spagliata”; dovrà attraversare il diaframma tra il bene e il male, entrare in un’altra dimensione sconosciuta dell’eterna lotta con gli “elementi”, “cucire” i nove giorni e aprirsi un varco nella commistione dei “ contrari” simbolici, in lotta tra loro nella cultura popolare, per liberare malefici e diffusi malocchi. E poi la veglia, si racconta : le nove notti, insonni, a guardare il neonato fasciato su tutto il corpo, come si usava una volta, per non farlo “asciugare” e morire. Non bisognava mai perderlo di vista, ci si alternava al capezzale – narra la tradizione in alcune frazioni e comuni della Conca dell’Aquila e del Gran Sasso – nella camera con i parenti stretti e qualcuno del vicinato. Poi ogni tanto passava anche lo stregone a vedere come andavano le nove notti, entrava nella stanza, allontanava i familiari, apriva la fasciatura del neonato e cuciva il “breve o brevuccio”, un sacchetto, a contatto della pelle, che conteneva particolari erbe (raccolte solo in un periodo dell’anno con la rugiada), piccoli sassi polverizzati in luoghi di apparizioni  mitiche (nelle notti del plenilunio) e frasi scritte su minuscoli frammenti di carta: un mix dal potere magico, apotropaico (allontanare o annullare un influsso magico maligno), segreta dottrina dei sacerdoti – magàri. Il neonato, fasciato, quindi, si doveva far entrare in una sedia vecchia che aveva un buco al centro, per nove volte al giorno e “bisognava ricordarselo”, attenzione, contare e poi ancora contare per nove notti consecutive, allora non si dormiva, si perlustrava la casa per presenze maligne, si guardava in ogni angolo dell’abitazione. L’ultima notte i parenti si riunivano per vedere la guarigione e all’alba, il neonato stava meglio. Quando arrivava la luce del nono giorno quel vento malefico e metafisico lasciava la casa e le presunte “colpe” della piccola comunità che aveva, non volendo, accolto il maleficio che aleggiava ovunque… Regole antiche, pratiche in una sorta di editto che il borgo si era dato, a protezione del neonato, comunque violate, messe in pericolo, infine, ma con il numero magico del “9” e l’esorcismo battesimale, il maleficio, l’insidia, il male nascosto veniva così scaraventato lontano dal paese. Ma non per sempre…

 

Nota.

Nove volte per nove giorni, attraverso una “veglia”, la madre e i parenti riuniti dovevano far passare il neonato attraverso il rito della sedia ” spagliata” : diaframma simbolico tra il bene e il male per esorcizzare, in definitiva, il proprio tempo che non passava mai…

 

 

Le immagini.

Lombardia Beni Culturali, scultura busto di Virgilio, Mantova – Cortile di Palazzo Ducale. Il mondodiaura.altervista.org medioevomedicina. Calcolo della stella polare – miniatura da Trattato di astronomia e geometria, Mont-Saint-Michel, metà XII sec. Avranches, Bibliothèque municipale. Il Palazzo di Sichelgaita – WordPress.com. Il Palazzo di Sichelgaita – WordPress.com. L’ombra di Omero, Angelo Eugenio mecca, miniatura da un manoscritto dell’ XI secolo. Non Praevalebunt – Altervista. Historie Medievali. Focus. Letteratura&Grafica – Overblog. Raccontiamo Il Medioevo – Wikispaces. La sedia “spagliata”. Il neonato e la culla in una rappresentazione popolare, Pretoro(CH). Interni di una casa-museo a Castel del Monte. Castelvecchio Calvisio, aerea. Le case e il granturco ad essiccare. Una grotta di San Benedetto in Perillis e il telaio per la tessitura. Tornimparte, sottopasso. Il mulino di Acqua Oria, Cansatessa(AQ) e “Riolitto” (Barete), con le immagini religiose per “proteggere” la lavorazione del frumento.