“Il Palazzo in forma di città”, la sintesi di Baldassarre Castiglione.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Alla maniera delle grandi residenze nelle civiltà mesopotamiche, così volle la fortezza “Il Palazzo in forma di città”, la sintesi di Baldassarre Castiglione.


Le meraviglie del duca di Urbino.

Il cortile centro delle attività della corte.

Il palazzo delle cerimonie, centro di amministrazione, accoglieva centinaia di persone che con diverse mansioni lavoravano dentro la corte di Federico. La facciata è modellata plasticamente dagli incrementi architettonici e nei torricini dall’influsso arabo.

Ritratto di Gentildonna detto “La Muta” ( 1505 -07) di Raffaello Sanzio. Mezza figura leggermente di tre quarti, voltata verso sinistra, ma il pendente con croce, costituito da una catena d’oro a maglie fitte e appiattite che segue la plasticità del corpo, viceversa, la stessa croce con pietra a cabochon (forse uno smeraldo) si gira, si posiziona frontale, non segue il corpo, si libera e fronteggia anche con una leggera ombra l’osservatore che guarda dell’opera d’arte: una raffinatezza pittorica, un punto di vista di alta sensibilità, un dettaglio umanistico nel grembo del Rinascimento.

Piero della Francesca, Madonna col Bambino e due Angeli
( tavola, Madonna di Senigallia, 1473- 74?). Il Bambino con la collana di perle rosse e con un corallo ( protezione degli infanti, premonizione e passione per il colore rosso -sangue), in atto di benedire, con in mano una rosa bianca, simbolo della purezza della Vergine. Una composizione “ferma”, bloccata, metafisica in quella luce particolare di Piero della Francesca che evoca raccoglimento, spiritualità, meditazione.

Piero della Francesca, tavola della Flagellazione ( 1454 ca).
La leggendaria prospettiva di Piero della Francesca, l’enigma della commissione e della destinazione, l’enigma dei personaggi del campo visivo nelle contestuali azioni, nelle pose plastiche e in una architettura classicheggiante.

Paolo Uccello, tavola del Miracolo dell’Ostia profanata (1467 – 68). Fotogrammi di un film, scene di una narrazione . E’ notte nelle sei scene divise da colonnine tortili. Una donna ruba un’ostia consacrata e la vende a un usuraio ebreo. L’ebreo e la sua famiglia cuociono l’ostia, arrivano le figure armate, si riconsacra l’ostia, la donna sacrilega viene impiccata, l’ebreo e la sua famiglia vengono bruciati sul rogo, gli angeli e i demoni che si contendono l’anima della donna. Una pittura rappresentata in forma inconsueta, ma efficace nella denuncia del Cristianesimo contro i mercanti ebrei.

La Città ideale, tempera su tavola, databile tra il 1470 e il 1490, attribuita a diversi artisti che vi gravitarono attorno: Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini. Una grande piazza in prospettiva lineare centrale, l’ edificio circolare, religioso, ma su tutto è le luce che rappresenta la Citta ideale: la sua purezza pittorica rappresenta il concetto filosofico di utopia che il Rinascimento rincorre e vuole possedere, intorno all’uomo, assente, e al suo nuovo spazio urbano da possedere e condividere.

Lo studiolo di Urbino, ideato da Federico da Montefeltro nella sua residenza (realizzato tra il 1473 e il 1476 da artisti fiamminghi) . Il piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino. Le tarsie lignee celebrano la corte, la figura di Federico in un gusto sfarzoso. Una quantità di legni pregiati creano prospettiva, modellano le figure in una allegoria dell’uomo e la natura centrale nella visione del Rinascimento.