Testo e fotografia Vincenzo Battista.

L’odore della cripta, la luce appena filtrata nella penombra assorbita dai rivestimenti in mattoni, il senso deputato alla percezione che ci viene incontro, il presentimento di trovarsi in un luogo – altro, tipologia ad oratorio così definita la cripta dei SS. Viale e Agricola in Arena di epoca romana (ritrovamento di un mosaico del I sec.), è il sito elettivo del martirio dei due santi ( a. 392), culto eretto nella piccola chiesa sotterranea in tre navate absidali e finestre a doppia strombatura, tra il XI e il XII secolo. La tipologica appartiene alla cultura romanica: le colonne, le navate, il pavimento invece di epoca romana in terracotta con ciottoli e malta, i capitelli, gli archi a tutto sesto in mattoni, i pilastri polilobati, le volte a crociera, il marmo decorato. L’impianto su cui poggia e che varia nelle stesse colonne, gli ornati appena abbozzati, le croci uncinate, i pulvini bizantini trasmettono il carisma, il portato della cultura religiosa che ci rimanda ancor prima dell’XI secolo, per le tracce di elementi paleocristiani. I conci di pietra e i manufatti lapidei di epoca precedente, quindi, furono riutilizzati per la costruzione della cripta e sopra la chiesa. Nell’altare maggiore una botola permette l’accesso al pozzo di Santa Giuliana: sito miracoloso, sacro, dove si conservano le reliquie dei santi Vitale e Agricola. La tradizione vuole che in questo luogo, chiamato Arena di Bononia, si svolgessero i ludi gladiatori e le esecuzioni capitali, e pertanto il luogo consacrato al martirio nella cultura paleocristiana che riemerge segnatamente con la cripta ipogea, appunto a cristallizzare gli eventi tragici perpetuati anche contro i cristiani.