Il vincastro, oggetto e simbolo divino.

Testo e fotografia di Vincenzo Battista.

Il vincastro è un ramo di legno di faggio utilizzato dal pastore lungo il pascolo per guidare il gregge, indicare ai mastini abruzzesi il lavoro che devono compiere quando questi si posizionano ai lati del gregge. E ’anche utilizzato per proteggere la persona, il pastore, così come lo rappresenta Teofilo Patini nella grande pittura “L’aquila”,1882. Tempera su intonaco (diametri cm. 380, cm. 700)  – L’Aquila  – Biblioteca Provinciale Salvatore Tommasi.

Il vincastro, la sua lunghezza, coincide all’incirca con l’altezza dei fianchi della persona; viene impugnato nel ricurvo lavorato con il coltello dai pastori che funge da presa anatomica della mano, in grado di ancorarla in maniera ferma e decisa. Durante l’alpeggio sostiene parte del peso del pastore il cammino e pertanto, la sommità ricurva, viene utilizzata talvolta per il trasposto di sacchi o ingombranti. Nello stazzo viene appeso ai pali della capanna pastorale. La forma del vincastro, la sua struttura curvilinea appunto a incastro e chiusa, distingue questo bastone nell’uso principale del manufatto: catturare, fermare per controllarle pecore, capre lungo il pascolo agganciandole e trattenendole per le zampe, soprattutto quelle posteriori. La zampa entra nella spirale modellata del vincastro di legno e non riesce ad uscire.

Inoltre, il vincastro è presente nella ricca iconografia soprattutto bizantina del cristianesimo. Riconosciuto come simbolo, racconta la guida spirituale del popolo di Dio nella metafora del pastore e del gregge. Si associa alle insegne dei capi delle comunità religiose, il papa e i  vescovi, con un bastone detto pastorale che si rifà appunto al vincastro, realizzato però questo con materiali preziosi per essere osservato e venerato.

Il vincastro quindi, simbolo di strumento di guida ma anche di protezione con tutti i significa simbolici dell’antichità.