Testo e fotografia Vincenzo Battista.

Glicone, il dio serpente ( II sec. d.C). Dacia, l’ultima frontiera della romanità. Nel 1962 nella città di Tomis, oggi Costanza, sponda occidentale del Mar Nero (Pontus Euxinus), dalla sottosuolo emersero 24 sculture e tra queste il dio serpente. In una tragica epidemia, sotto il regno di Antonino Pio, la disperazione e la devastazione di questa parte dell’Impero romano iniziavano a travolgere le genti oramai prive di speranza. Il dio serpente entrò in campo quando, un certo Alessandro di Abonutico, frantumò un uovo di serpente nell’angora della città. L’uovo conteneva il seme della salvezza collettiva. La divinità venuta in definitiva in soccorso della popolazione. Il serpente, quindi, speranza e futuro del mondo da adorare e rispettare al pari di un dio. Glitone immortalato, citato, venerato in molte città: dal tempio di Abonutico alle iscrizioni su monete nella Dacia, conviveva accanto all’imperatore di Roma.