Testo e fotografia Vincenzo Battista.

L’organo maschile, la forma fallica (IV – II sec. a. C.), così definito plasticamente e lavorato in terracotta, per la fecondità o malattie veneree, forse è il più emblematico tra gli ex voto tra il I sec. a. C. e il II d. C.  Il museo  della Cattedrale di Anagni. Ex voto, l’oggetto donato alla divinità per chiedere protezione, ristabilire la sanità del corpo, tutelava l’incognita del viaggio o proteggeva i raccolti. Sono rappresentazioni plastiche esortative in terracotta di parti del corpo umano (testa, piede, mano, orecchio) o interna al corpo (cuore, utero, intestino, sesso maschile). Donare al santuario e alla divinità “l’oggetto” delle aspettative, la guarigione dell’organo attesa, per infine ringraziarla la stessa divinità della saluta ritrovata. La fertilità è rappresentata dall’utero, dalla mammella o dall’organo riproduttivo maschile. L’offerente chiedeva, l’oggetto propiziava. Dal latino ex voto suscepto, ossia “secondo promessa fatta”. In oltre le tanagrine: statuette votive vestite da un lungo chitone e un mantello (himation), abbigliamento proveniente dall’Asia Minore del IV secolo a. C., presente nella statuaria delle divinità di origine greca e dell’area medio – italica. Le statuette coperte con argilla bianca (ingubbiatura) e decorate con il rosso, blu, viola e giallo. Poi il versante degli ex voto di carattere zoomorfo (bovini e suini), vegetale con i frutti del fico e del melagrana: allattamento, riproduzione, fertilità, fecondità (V – II sec. a. C.). Anche le miniature dei templi o arule (modellini di altari) venivano offerti alle dee. Le teste fittili votive di giovani ragazzi o femminili “capite velate” (IV – II sec. a. C.), concorrono a rappresentare una figurazione plastica molto vicina nei caratteri morfologici delle persone che richiedevano l’intervento della divinità. La parte mancante della testa, conservata nelle case, veniva riconsegnata al santuario, per riunirla a quella ceduta, quindi ricomposta, per attestare l’avvenuto evento taumaturgico portato a buon fine.