Il sale della montagna. Gran Sasso d’Italia.
Testo e fotografia Vincenzo Battista.
Il laghetto di Camarda, (2051 m.) il pianoro, un terrazzamento battuto dai venti e d’inverno dalle tempeste di neve che spazzano questa specie di piattaforma togliendo il respiro, nella triangolazione morfologica di monte Jenca, pizzo Camarda e il Morrone che lo racchiudono e lo serrano, e la selva del Chiarino che sale prima come fosse una foglia, lambisce il piano ma poi discende nella forra dell’imbuto geologico della Vaccareccia e si estende avvolgente nella valle del Chiarino. Il laghetto, un “serbatoio” idrico per le mandrie al pascolo che stazionano le quote nell’allevamento transumante verticale che ha il suo inizio nella valle del Vasto nella primavera inoltrata. Lì è stato portato il sale, gettato dai sacchi sui pascoli, le mandrie si avvicinano, annusano e lo ingoiano: un richiamo della natura. Solo l’acqua riesce tuttavia a tenere uniti i branchi di equini e bovini a queste quote del pascolo estivo per l’intera durata, ma adesso, un vitello nato da qualche giorno, bisogna portarlo giù nella masseria di Pantano, insieme alla madre, percorrendo i sentieri del versante meridionale di monte Jenca, non bisogna tardare, altrimenti lo mangeranno i lupi, che aspettano da qualche parte… È certo. Colle Pantano (m.1200), la masseria, la famiglia Spagnoli, da generazioni allevatori. Dall’autunno scorso all’inizio dell’inverno – dicono – i lupi, tra San Pietro, Il Vasto e Pantano, hanno razziato circa 20 capi di bovini giovani, persino dentro i recinti si sono introdotti i lupi. Alcuni capi sono stati indennizzati, ma per molti altri non è stato possibile accedere al rimborso dei danni arrecati al patrimonio zootecnico.
Le immagini.
L’area geografica del laghetto di Camarda.