Testo e fotografia Vincenzo Battista.

L’Inferno che ancora resta intorno a noi…

Settimo centenario della morte di Dante Alighieri, la grande esposizione internazionale “Inferno”. Scuderie del Quirinale, Roma.

E poi, nelle sale, si avverte un peso emotivo, un’angoscia, una cappa psicologica che non si dissolve, scende e avvolge l’osservatore attento, nell’attraversare e sostare davanti alle opere. Quanto di più drammatico e inusuale (ma soprattutto così riunito iconograficamente) si possa osservare. Il mondo crudele e drammatico dei dannati, dal Medioevo fino ai nostri giorni, in oltre 200 opere provenienti da 80 musei europei e italiani, raccolte pubbliche, collezioni private. Dante, ultraterreno, osserva il grande Male e la sua Condanna, così, la cosmologia del suo pensiero, diviene forma comunicativa nella grande mostra. Tutto sembra convergere nel suo pensiero e le opere esposte – che “inseguono Dante” – ne sono testimonianza. L’inferno, Lucifero, il Giudizio, la Condanna, i Dannati, la topografia, quindi, del cono infernale dipinto, infine, da Sandro Botticelli come nessun altro. La natura mutevole del diavolo, giunge, alla fine delle sale espositive, alla traslazione dell’inferno nelle guerre e negli stermini (adesso intorno a noi), quell’inferno delle devastazioni, le reclusioni, i fronti di combattimento, ma oltre, le fabbriche e il lavoro alienate e tossico, i diritti privati, la dignità, definiti  inferno, e ancora la follia dell’uomo e il buio della malattia, lo sterminio e i campi di concentramento, l’orrore delle torri gemelle, le catastrofi e i terremoti. L’inferno è anche lì, presente, e la mostra se ne fa carico. Ma poi, in questi gironi delle Scuderie del Quirinale che attraversiamo “ insieme” a Dante, quando il Male raggiunge il suo culmine ( e lo vediamo in una serrata e marcata visuale raccapricciante della pittura e della scultura), il poeta affida all’ultimo verso della Cantica il “respiro” che torna normale, non più affannoso per quel che si è visto (ma anche il nostro respiro) : “ E quindi uscimmo a riveder le stelle”, passo mutuato  da Virgilio che Dante accoglie e compendia. Nell’ultima sala, quindi,  le stelle, il cosmo, la galassia, l’astronomia, le sonde spaziali, il nostro sistema solare che allontanano il grande Male della terra e noi, da soli, scopriamo, davanti a questi allestimenti scenici della Nasa, se ce ne fosse bisogno, non siamo nulla nell’infinito e per questo centrali…

Le sezioni della mostra propongono, per esempio, dal Cristianesimo all’Umanesimo la liberazione poetica, gli incubi, l’Assoluto e Dio, la nuova Umanità. I pezzi esposti e la loro forza nella visione apocalittica. “Convensi dipartir da tanto male” è la frase che Virgilio impartisce a Dante, il viatico dopo l’incontro con Lucifero  prima di salire l’angusta via d’uscita per lasciare l’Inferno, che sancisce il carico di angoscia e prostrazione dei due personaggi. Ma poi lo stesso Dante, nell’epistola a Cangrande della Scala, in un estremo atto di pietas, scrive:” “Strappare l’anima dei viventi dalla condizione di incompiutezza e accompagnarli allo stato di grazia” in uno scatto morale di redenzione che corre in aiuto, anche contro le sue stesse Cantiche, poiché vuole far accedere quelle genti ad una più umana ragione universale di felicità.

L’incontro con l’universo satanico, l’iconografia infernale, il mondo come lo vediamo e la sua distruzione, sono sintetizzati, nella mostra, nei cupi avvertimenti di cui si fa carico la pittura, la scultura, film, allestimenti, libri e oggetti, miniature medievali, teatrini del male, stampe e grafica fino alle interpretazioni psichiatriche del mistero del Male.

Come detto, l’Umanesimo e l’arte Rinascimentale, poi il Barocco, le tele Romantiche e Simboliste e l’Arte Contemporanea: il satanico non ha epoche. Fino alle crisi sociali attuali. L’espiazione dell’Inferno, ventre della penitenza e dell’alienazione umana dove il Male divora e la morte che non arriva. Il giudizio e poi la sua declinazione nella guerra, prigioni, sterminio, follia. La mostra è anche un percorso spirituale seguendo le opere d’arte e la loro sinistra insistenza nel tormento e la fine dell’umanità, così come s’intendeva in determinate epoche storiche, per poi concludere nell’ottimismo delle stelle. Ma, prima,  le epoche e stili diversi accompagnati da cruda e irriverente visione dell’arte. Letteratura, pittura, scultura, astronomia, e poesia si fondono, in una visione fuori dalla nostra concezione. Peccato e castigo, dannazione e espiazione, infine la Redenzione e la salvezza lì, nell’universo “riveder le stelle”, magari con gli studenti del “Cotugno” dell’Aquila, se il quadro della pandemia, magari, nei prossimi mesi dovesse retrocedere e finire, per toccare con mano l’interdisciplinarietà delle arti nei suoi variegati linguaggi, in un “viaggio“unico e irripetibile che resterà nella formazione e nella memoria dei ragazzi.